Cava Morganella, Zanoni chiede alla Commissione europea di fermare gli scavi

Zanoni presenta un’interrogazione parlamentare per chiedere alla Commissione europea di  fermare il progetto dell’ulteriore escavazione tra i comuni di Ponzano Veneto e Paese (Treviso) presentato da tre imprese venete. A rischio inquinamento la falda acquifera

“Ho chiesto alla Commissione Europea di accertare se il progetto di nuova escavazione della cava Morganella metta a rischio la tutela delle acque superficiali e sotterranee della zona destinate al consumo umano violando in questo modo la Direttiva 2000/60/CE”. Così Andrea Zanoni, Europarlamentare IdV e Presidente di Paeseambiente, commenta l’interrogazione parlamentare depositata oggi a Bruxelles sul progetto presentato nel 2008 dall’associazione temporanea di imprese “Biasuzzi Cave S.p.A. – Calcestruzzi S.p.A. – Superbeton S.p.A.” alla Regione Veneto per continuare a scavare sul fondo della Cava Morganella nei dei comuni di Ponzano Veneto e Paese (Treviso).

Il progetto in questione, secondo i proponenti definito “di riqualificazione ambientale e urbanistica”, prevede un approfondimento della cava sotto falda dagli attuali 40 metri a ben 65 metri, per un totale di 6.400.000 metri cubi di ghiaia estratta. Le operazioni di ulteriore estrazione di materiali inerti avverrà totalmente sotto la falda acquifera, da tempo affiorata come dimostra il lago creatosi dalle dimensioni di circa 500.000 metri quadri (VIDEO del 2009). “Si tratta di un cratere enorme, la cava sottofaalda più grande d’Italia e forse d’Europa, dove dentro ci starebbero ben 44 cattedrali di San Pietro – attacca Zanoni – E’ un vero e proprio scempio del territorio, in particolare delle falde acquifere perché con questo nuovo approfondimento della cava di fatto si consente la messa in comunicazione di più falde, quella superiore che ormai è diventata un mare chimico, con le falde più profonde, contribuendo così ad inquinare anche quelle acque che ora arrivano tramite gli acquedotti ai nostri rubinetti”.

“Già nel 2004, l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV) aveva rilevato la presenza di cromo, arsenico e piombo in alcuni rifiuti della vicina “Discarica 2A” della Ditta Biasuzzi Cave S.p.A, mentre nel 1999 la Provincia di Treviso denunciava una frana della stessa discarica verso il lago della cava”, aggiunge l’Eurodeputato. “E’ gravissimo che si conceda di scavare con mezzi meccanici dentro la falda acquifera che a valle serve ad alimentare i pozzi che portano l’acqua nelle case dei trevigiani e veneziani”.

“Nessuno tiene in adeguata considerazione che l’intervento di estrazione ghiaia in progetto avverrà su un sistema acquifero multifalde, quindi il pericolo di contaminazione tra le falde superficiali  già contaminate e quelle  più profonde  è elevatissimo –  continua l’Eurodeputato – Sotto questa enorme falda violata dalle ruspe una ricerca effettuata da una ditta specializzata con ecoscandaglio incaricata dalla Provincia di Treviso ha evidenziato il deposito di materiali non identificati, cosa si aspetta a far luce su questi materiali misteriosi?”

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