Il Commissario europeo László Andor risponde alla lettera mandata da Andrea Zanoni (IdV) e altri tre colleghi deputati, sulla delocalizzazione dello stabilimento DITEC di Quarto d’Altino (Venezia). “L’Italia concordi con l’Ue gli eventuali interventi di ricollocazione dei lavoratori. Ma l’Ue deve adottare una politica comunitaria che contrasti queste delocalizzazioni selvagge”.
Il Commissario europeo responsabile per le Politiche dell’occupazione László Andor ha risposto alla lettera inviata da Andrea Zanoni, Eurodeputato IdV, a dai colleghi Debora Serracchiani (Pd), Mara Bizzotto e Giancarlo Scottà (Lega Nord) sulla prossima perdita del posto di lavoro dei 90 operai e impiegati italiani della DITEC a Quarto d’Altino (Venezia) in seguito alla delocalizzazione annunciata dall’azienda.
“Questa problematica è di competenza degli Stati membri, per cui la Commissione non può intervenire direttamente – si legge nella lettera – Tuttavia crescita e occupazione occupano un ruolo centrale nella strategia Europa 2020 e rappresentano obiettivi prioritari”.
“Per questo la Commissione mette a disposizione il Fondo sociale europeo e il Fondo di adeguamento alla globalizzazione – spiega Zanoni citando il Commissario Andor – Adesso spetta alle autorità italiane concordare con Bruxelles eventuali interventi”. Nel particolare, si legge nella lettera, “occorrerà discutere con le autorità competenti italiane la fattibilità di un’eventuale domanda di contributo per il caso della DITEC di Quarto d’Altino”. Per questo Zanoni invita l’Italia “a non perdere tempo e a valutare al più presto eventuali interventi nell’interesse dei tanti lavoratori che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro”.
L’Eurodeputato, se da una parte esprime soddisfazione per gli strumenti messi in campo per la formazione professionale e la ricollocazione dei lavoratori che hanno perso il proprio posto, dall’altra si rammarica per la mancanza di politiche comuni che li aiutino a mantenerlo il loro lavoro. “L’Europa può e deve dare risposte concrete di fronte all’impotenza dei singoli Stati membri nel gestire un fenomeno come quello della globalizzazione. Occorre stabilire a livello Ue norme rigorose, improntate alla difesa del proprio territorio e tessuto imprenditoriale che crea ricchezza e disincentivare quelle imprese che delocalizzano seguendo una logica speculativa di mero e cinico profitto”.
“Il caso della DITEC di mostra quanto sia necessario per l’Ue mettere un atto una politica di tutela dei propri lavoratori oggi troppo spesso in balia di alcune logiche perverse e spietate della globalizzazione”, conclude l’Eurodeputato.
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