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Via l’incompatibilità tra consigliere regionale e comunale, la rabbia del PD: “Norma ad hoc per favorire gli amici. Sbagliata nel metodo e nei tempi, un grave passo indietro”

Venezia, 17 maggio 2018

“L’approvazione di questo articolo è un grave passo indietro che condanniamo sia nel merito che per la tempistica. L’attività di consigliere regionale richiede un impegno costante e quello di consigliere comunale, specie nelle realtà più grandi come un capoluogo, non può essere un ruolo da svolgere a tempo perso, tanto per timbrare un cartellino”. In una nota il gruppo del Partito Democratico motiva il proprio no all’articolo 3 della nuova legge elettorale in discussione a Palazzo Ferro Fini che elimina l’incompatibilità tra le due posizioni.

 

“È una distinzione che fa bene a entrambe le cariche, i due ruoli devono restare separati. Specialmente dopo la legge elettorale del 2012 che ha portato a una riduzione del numero dei consiglieri regionali, con un conseguente maggior impegno istituzionale, sia dentro che fuori dall’aula. Era una norma anticipatrice e innovativa che faceva del Veneto una Regione virtuosa, così si va a togliere quel ‘neo’ che ci distingueva in positivo dal resto d’Italia”. 

 

Ma oltre al merito i consiglieri dem contestano anche l’entrata in vigore del provvedimento, che va a eliminare fin da subito l’incompatibilità. “È chiaramente una norma ad personam, farla partire immediatamente anziché dalla prossima legislatura è una scelta ben precisa: permettere ai ‘magnifici quattro’ Ciambetti, Barbisan, Caner e Berlato di fare campagna elettorale con la garanzia di poter svolgere poi il doppio ruolo. Questo non c’entra niente con la governabilità in Consiglio regionale, c’entra semmai con la campagna elettorale a Vicenza e Treviso. Utilizzare però l’assemblea legislativa veneta per fini partitici è un grave atto di arroganza politica”.

 

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