Etichette alimentari, ai consumatori le condizioni di allevamento degli animali importano eccome

L’eurodeputato Andrea Zanoni esprime delusione per la risposta del Commissario Ue Tonio Borg alla richiesta dell’indicazione obbligatoria in etichettata di come è stato allevato un animale. “Sempre più consumatori europei dicono No agli allevamenti intensivi. L’Ue deve avere la volontà politica di assicurare a tutti gli animali standard minimi in tutto il continente

 

Non sono assolutamente d’accordo con il Commissario Ue competente Tonio Borg quando afferma che la maggior parte dei consumatori europei non sono interessati alle condizioni di allevamento degli animali dai quali derivano i prodotti alimentari che acquistano. Le migliaia di sollecitazioni che ricevono ogni giorno sul benessere degli animali prova esattamente il contrario”. E’ il commento di Andrea Zanoni, eurodeputato ALDE e vice presidente dell’Intergruppo per la Conservazione e per il Benessere degli Animali al Parlamento europeo, alla risposta del Commissario Ue competente per il Benessere animale alla lettera con la quale chiedeva l’indicazione in etichetta delle carni del metodo di allevamento utilizzato per gli animali. “Sempre più europei si dimostrano intolleranti nei confronti degli allevamenti intensivi, spesso dei veri e proprio lager dove milioni di animali vengono costretti a vivere fino al loro macello. E’ un dovere delle istituzioni europee rispondere a questo bisogno”.

 

La lettera, firmata da Andrea Zanoni, Pavel Poc (ceco, socialista), Karin Kadenbach (austriaca, socialista), Anna Rosbach (danese, conservatrice), Kriton Arsenis (greco, socialista) e Kartika Tamara Liotard (olandese, sinistra unita), chiedeva l’introduzione dell’indicazione in etichetta delle tecniche di allevamento a partire dai polli e seguendo l’esempio delle uova, per le quali oggi viene si legge sulle etichette “ruspante”, “a terra” o “uova da allevamento in gabbie”.

 

“L’estendere l’etichettatura obbligatoria sui metodi di produzione ai prodotti diversi dalle uova presenta certe difficoltà – risponde il Commissario Borg – Secondo le indagini svolte dalla Commissione nel 2009 e nel 2012, non c’è alcuna nuova prova che gli standard relativi al benessere animale costituiscano un’informazione di primario interesse per la maggior parte dei consumatori europei all’atto degli acquisti alimentari”, e questo secondo Borg “nonostante il benessere animale resti senza dubbio un’importante preoccupazione per loro”.

 

Il Commissario Ue aggiunge poi che “il fatto che l’etichettatura obbligatoria ha avuto successo per le uova non implica che avrebbe una effettiva efficacia per altri prodotti” senza contare che “allo stesso tempo, questa operazione può creare molto probabilmente ulteriori significativi pesi amministrativi e costi per tutti gli operatori della catena alimentare ed eventuali costi extra per i consumatori stessi”.

 

Ecco allora che “la Commissione non considera appropriato condurre una specifica indagine solamente su questa opzione” ma che “tuttavia, come previsto nella strategia europea per il benessere degli animali 2012-2015, lancerà una indagine per tracciare le attuali attività di educazione e informazione dirette al pubblico generale e ai consumatori”. A questo scopo “la Commissione ha pubblicato un bando lo scorso anno per uno studio sull’informazione e l’educazione al benessere degli animali”.

 

Prendo atto della mancanza di volontà della Commissione di rispondere in modo soddisfacente ai milioni di cittadini che chiedono standard migliori per gli animali d’Europa a cominciare dalle migliaia di allevamenti intensivi spesso dei veri e proprio lager dove milioni di animali vengono costretti a vivere fino al loro macello – commenta Zanoni – Tuttavia non mi arrendo. Continuerò a lavorare in Europa affinché certe barbare pratiche d’allevamento diventino fuorilegge e agli animali d’Europa vengano garantiti standard minimi di vita”.

 

Per questo sono convinto che i consumatori debbano essere meglio informati sulle pratiche agricole moderne e sulle loro implicazioni per il benessere degli animali – conclude l’eurodeputato – Se i consumatori non sono consapevoli di come gli animali sono tenuti negli allevamenti non avranno alcun incentivo a cercare prodotti alimentari che siano frutto di un superiore benessere degli animali. Resto comunque dell’avviso che la scelta vegetariana risolverebbe il problema alla radice”.

 

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