Dopo la decisione favorevole agli ambientalisti del Consiglio di Stato, che ha accolto l’appello presentato da Italia Nostra, sospendendo i lavori per la realizzazione di 11 delle 42 ville in programma nell’area naturalistica, arriva anche la sentenza della Corte Costituzionale che boccia la Regione Veneto. L’eurodeputato Andrea Zanoni ha affermato: «Ora il progetto deve essere stoppato definitivamente. Sono al fianco delle associazioni nella battaglia per la tutela dell’ambiente»
Nell’ordinanza del 26 marzo scorso, il Consiglio di Stato ha accolto l’appello presentato dall’associazione Italia Nostra, sospendendo i lavori in programma a Ca’ Roman a Pellestrina e rimandando al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Veneto la discussione nel merito della vicenda.
Con la sentenza 58/2013 del 25 marzo, depositata il 29 marzo 2013, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo l’articolo 40, comma 1, della legge della Regione Veneto del 6 aprile 2012, n. 13 (Legge finanziaria regionale per l’esercizio 2012), nella parte in cui escludeva la necessità della valutazione Ambientale Strategica (VAS) per una serie di Piani urbanistici attuativi, in cui è incluso anche il progetto di Ca’ Roman.
La Corte Costituzionale, presieduta da Franco Gallo e composta da Luigi Mazzella, Gaetano Silvestri, Sabino Cassese, Giuseppe Tesauro, Paolo Maria Napolitano, Giuseppe Frigo, Alessandro Criscuolo, Paolo Grossi, Giorgio Lattanzi, Aldo Carosi, Marta Cartabia, Sergio Mattarella, Mario Rosario Morelli e Giancarlo Coraggio, ha sancito l’obbligo di procedere alla VAS, in quanto il Piano urbanistico attuativo può produrre impatti significativi sull’ambiente. È stato dunque accolto il ricorso presentato dal Governo contro la Regione Veneto, che sosteneva la non necessità della VAS nel caso in esame.
L’eurodeputato Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo ha affermato: «Sono molto soddisfatto per la doppia decisione del Consiglio di Stato e della Corte Costituzionale. Le due pronunce vanno nella direzione della tutela del territorio e riconoscono l’effetto impattante del progetto di Ca’ Roman in una zona delicata dal punto di vista ambientale. Ora è necessario che lo scellerato progetto venga bloccato definitivamente dal Tar, che non potrà non tenere conto dei pronunciamenti. Continuerò a rimanere al fianco delle associazioni che si stanno battendo per la salvaguardia di un territorio unico e prezioso, patrimonio di tutti».
La Quarta Sezione del Consiglio di Stato, con l’ordinanza del 26 marzo, ha riconosciuto che la modifica allo stato dei luoghi, nel caso di prosecuzione dei lavori, avrebbe comportato un “danno grave e irreparabile” al sito. Ca’ Roman, all’estremo sud dell’isola di Pellestrina nella Laguna di Venezia, è un sito di eccezionale interesse paesaggistico, storico e naturalistico. Si tratta di un’oasi che ospita habitat preziosi e residuali e oltre 170 specie di uccelli, alcune delle quali rare e minacciate.
A gennaio scorso, Zanoni aveva chiesto con un’interrogazione parlamentare l’intervento della Ue per evitare irreparabili danni all’area adiacente ad un Sito di Interesse Comunitario (SIC) e ad una Zona a Protezione Speciale (ZPS). L’eurodeputato aveva puntato il dito sul Piano urbanistico con nuovi interventi edilizi, approvato dal Comune di Venezia il 31 maggio 2012 “senza alcuna procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) ma solo con una Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA)”.
Lo stesso Ministero dell’Ambiente italiano, a cui il Coordinamento delle Associazioni Ambientaliste del Lido (CAAL) si era rivolto, aveva sottolineato l’obbligatorietà della VAS, evidenziando una possibile procedura d’infrazione comunitaria ed invitato il Comune di Venezia a fornire chiarimenti a riguardo. Lo stesso Ministero aveva aggiunto che la norma di Legge regionale invocata dall’Amministrazione comunale a sostegno della non necessità di sottoporre il piano a VAS era stata nel frattempo impugnata dal Governo in quanto ritenuta contrastante con la disciplina nazionale.
L’11 febbraio 2013, era arrivata dall’Europa la risposta all’interrogazione per voce del Commissario Ue all’Ambiente Janez Potočnik, che annunciava l’apertura di un’indagine da parte dell’Europa per l’acquisizione di maggiori informazioni riguardo all’applicazione della Direttiva sulla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) al piano di sviluppo di Ca’ Roman.
BACKGROUND
Il ricorso al Consiglio di Stato era stato presentato il 22 gennaio scorso, dopo che il TAR Veneto aveva dato torto alle associazioni ambientaliste in prima istanza. Il Coordinamento delle Associazioni Ambientaliste del Lido, ha svolto un ruolo di primo piano nella difesa di Ca’ Roman, prima presentando insieme alla LIPU le osservazioni al “piano di recupero” e, poi, garantendo il supporto tecnico ed economico a Italia Nostra nei ricorsi intrapresi.
Il Comune di Venezia, nonostante le osservazioni presentate da diverse associazioni ambientaliste, ha approvato un progetto di “recupero” con gravi danni all’oasi. Undici delle quarantadue ville bifamiliari, previste nell’ex Colonia delle suore Canossiane, saranno realizzate in un’area che garantisce il mantenimento dell’unico collegamento laguna – dune – mare ancora integro in tutto il litorale veneziano. Un’area speciale, dichiarata non edificabile dal PALAV (Piano di Area della Laguna e dell’Area Veneziana) e dove lo stesso Comune prevede “esclusivamente interventi manutentivi sulla vegetazione esistente”.
Alla Ca’ Roman S.r.l. è stata anche concessa la riattivazione dei pozzi esistenti per estrarre acqua dalla falda: una pratica proibita dalla Legge Speciale per Venezia sin dal 1973 per gli accertati effetti negativi sulla subsidenza del suolo della Laguna. Il prelievo d’acqua è stato richiesto solo per risparmiare sui costi di allacciamento alla rete idrica ma avrà ripercussioni sugli habitat e sulle specie presenti nell’oasi.
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