Zanoni: «Individuare subito i delinquenti che con i bocconi avvelenati hanno fatto strage di cinghiali a Basovizza (TS)»

A pochi passi dall’osservatorio astronomico di Basovizza (TS), sono stati trovati undici cinghiali uccisi. L’eurodeputato Andrea Zanoni ha affermato: «Gentaglia senza scrupoli sta mettendo a rischio con esche avvelenate bambini e animali. Invito il Corpo Forestale dello Stato a compiere indagini minuziose per assicurare alla giustizia questi pericolosi criminali»

 

Undici carcasse di cinghiali sono state trovate su un prato in una dolina a pochi metri dall’osservatorio astronomico di Basovizza (TS). A scoprire il massacro sull’altopiano carsico è stata un’escursionista con il suo cane. La scena era straziante: cuccioli di pochi mesi morti accanto ai corpi dei genitori (FOTO).

 

L’Asl ha deciso di fare luce sulla strage, inviando le carcasse alla sede di Basaldella di Campoformido (UD) dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie. Quasi sicuramente si tratta, infatti, di avvelenamento da stricnina. L’Assessore provinciale all’Agricoltura, Igor Dolenc, ha fatto sapere che, in questi giorni, sono giunte segnalazioni da parte di cittadini su comportamenti anomali da parte di altri cinghiali. L’ipotesi più accreditata è che più animali siano stati avvelenati.

 

Gianfranco Urso, Presidente dell’Enpa di Trieste, ha testimoniato di avere la sensazione di essere di fronte ad un utilizzo criminale di veleni, data la pluridecennale esperienza nella cura e nella salvaguardia degli animali, tra cui anche i cinghiali.

 

Qualcuno, dunque, si aggira sul Carso per avvelenare i cinghiali, mettendo a repentaglio molte altre specie animali, tra cui i cani che, assieme ai propri padroni, gravitano nelle zone verdi dell’altopiano. Ma sono a rischio anche animali di alto valore naturalistico come il lupo e l’orso, presenti nelle zone di Basovizza. La sensazione che hanno tutti è che qualcuno abbia deciso di risolvere in maniera ignobile la questione cinghiali.

 

L’eurodeputato Andrea Zanoni, vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere degli Animali al Parlamento europeo ha affermato: «Chi ha compiuto questa strage è un delinquente senza scrupoli che mette a rischio anche cittadini, bambini e animali da compagnia. L’avvelenamento costituisce un doppio reato: configura sia il maltrattamento di animali sia l’uso di esche e bocconi avvelenati, che è vietato dalla Legge sulla caccia 157/92 e sanzionato penalmente».

 

«Con questi bocconi saranno sicuramente stati uccisi anche altri animali difficili da recuperare perché più piccoli come tassi, volpi, rapaci – ha aggiunto Zanoni – Mi rivolgo anche alle associazioni ambientaliste e ai cittadini affinché vigilino attentamente. Chiunque sappia qualcosa non esiti a fornire le informazioni agli inquirenti. Il Corpo Forestale dello Stato deve andare fino in fondo con le indagini perché, come dimostra la recente condanna per avvelenamento da parte del Tribunale di Forlì, i risultati arrivano se non ci si arrende. In quel caso, il Corpo Forestale di Forlì è riuscito a individuare i due delinquenti e ad assicurarli alla giustizia».

 

Zanoni fa riferimento al decreto penale di condanna a carico di due persone, un sessantacinquenne e un settantunenne di Rocca San Casciano (FC). La pena comminata per l’uccisione di animali (articolo 544 bis Codice Penale) di 60 giorni di reclusione è stata convertita in 15 mila euro di multa a testa. I due uomini, tra ottobre 2009 e novembre 2010, avevano ucciso almeno cinque cani da caccia, quattro da tartufi, due da guardia e uno da compagnia morti tra atroci sofferenze per aver ingerito bocconi avvelenati.

 

BACKGROUND

 

Zanoni, il 13 giugno del 2012, ha presentato anche un’interrogazione alla Commissione europea in cui ha chiesto di far rispettare il divieto di utilizzare bocconi avvelenati in tutto il territorio dell’Unione Europea, alla luce anche del dettato delle Direttive Uccelli 147/2009/CE e Habitat 43/1992/CE che ne vietano l’utilizzo. L’eurodeputato ha anche condotto un’indagine tra gennaio e maggio 2012, basata su segnalazioni di associazioni e notizie a mezzo stampa da cui sono emersi 282 casi di probabile avvelenamento in 11 regioni e 30 province italiane.

 

 

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