Parco naturale del fiume Sile, usare i soldi dell’Europa in modo responsabile

Andrea Zanoni presenta un’interrogazione alla Commissione europea sulla gestione del Parco Naturale del fiume Sile in Veneto. “Ad oggi sono troppi i dubbi sulla competenza dell’Ente Parco. Prima di staccare altri assegni, l’Ue si accerti di come verranno usati i soldi dei contribuenti”

 

“Bisogna assicurare che l’Ente Parco Naturale Regionale del fiume Sile in Veneto usi i finanziamenti europei in modo corretto per conservare questo habitat naturale di pregio”. E l’invito di Andrea Zanoni, eurodeputato IdV e membro della commissione ENVI Ambiente al Parlamento europeo che a riguardo ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea. “Ad oggi il fragile ecosistema e la peculiare biodiversità del sito a detta di molti non vengono correttamente preservati dall’Ente. Prima di erogare ulteriori finanziamenti europei, ci vuole un’indagine approfondita sull’affidabilità dell’Ente nella gestione delle aree naturali della Rete Natura 2000 facenti parte del Parco”.

“Alcune zone sono abbandonate all’incuria, in altre sono stati compiuti interventi in modo sbagliato – attacca Zanoni – Senza contare che l’Ente stesso si trova da tempo anche al centro di numerose polemiche a causa di alcune irregolarità amministrative come la diatriba con la Regione del Veneto sulla nomina del suo direttore, fatto che ha scatenato la dichiarazione di illegittimità di alcuni atti dell’Ente e un esposto alla Corte dei Conti italiana da parte dell’associazione locale “Un’altra Treviso”.

Con l’interrogazione presentata alla Commissione europea, l’eurodeputato chiede conferma degli oltre 3 milioni di euro di finanziamenti europei attesi per il progetto “Girasile: la Greenway del Parco del Sile”, un percorso ciclo-pedonale che si snoderà attraverso il suo territorio. “Questi soldi devono essere condizionati ad una corretta gestione delle aree presenti nel Parco, tutelate dall’Ue come Sito d’interesse comunitario SIC e Zona di protezione speciale ZPS – aggiunge Zanoni – E per questo ci vuole un’indagine approfondita sull’affidabilità dell’Ente stesso. Vista l’importanza ambientale del parco non possiamo permetterci altri errori e tanto men o che i soldi dei contribuenti europei siano usati per arrecarvi un danno”, conclude Zanoni.

BACKGROUND

L’area protetta del Parco Naturale Regionale del fiume Sile si estende su una superficie di 4.152 ettari, interessando 11 comuni distribuiti nelle province di Padova, Treviso e Venezia; presenta zone umide e prative di particolare pregio, ed è tutelata quale SIC (ai sensi della direttiva “Habitat” 92/43/CEE) e ZPS (ai sensi della direttiva “Uccelli” 2009/147/CE). All’interno di tale Parco, infatti, si trovano le sorgenti del Sile (ubicate precisamente in un’area sita tra le frazioni di Casacorba di Vedelago (TV) e Torreselle di Piombino Dese (PD)), il più lungo fiume di risorgiva dell’intera Europa.

Espeeti hanno segnalato che nella scorsa primavera non sono stati eseguiti i necessari lavori di falciatura di uno dei prati più importanti, la torbiera, col rischio di scomparsa delle specie più delicate, soffocate dalla permanenza di erbe alte e secche della stagione precedente (in particolare, sono a rischio estinzione le orchidacee ivi presenti). Il rimboschimento della zona delle sorgenti è stato eseguito mettendo a dimora arbusti fuori contesto, causa di futuro probabile inquinamento genetico ambientale del sito. Sempre per citare un esempio, buona parte dell’arbusteto autoctono a Frangola (Rhamnus frangula), estirpato in passato, è stato sostituito con Lantana (Viburnum lantana) estranea al contesto ambientale.

 

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