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Sociale – Zanoni (PD): “In Veneto una donna su tre vittima di violenza. Servono più risorse e una battaglia culturale per sconfiggere questa piaga”

“Occorrono più risorse e una battaglia culturale, a partire dalle scuole, per combattere la piaga della violenza di genere. I dati presentati nell’ultima seduta della Quarta Commissione sono impressionanti: in Veneto, secondo l’indagine sulla Sicurezza delle donne condotta nel 2014 dall’Istat, il 31,7% di età compresa fra 16 e 70 anni ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 13,1% da un partner o da un ex. Il fatto che i numeri siano in calo rispetto a dieci anni fa (erano rispettivamente 34,3% e 13,3%) e in media con il resto d’Italia, non è affatto consolatorio, considerando che nel nostro Paese avviene un femminicidio ogni tre giorni. È evidente che serve un maggior impegno a ogni livello, a partire dalle istituzioni”. Questo l’auspicio del Consigliere regionale del Partito Democratico Andrea Zanoni, commentando il report illustrato in Quarta commissione.

“Serve un lavoro profondo per l’emersione di questi fenomeni – prosegue – poiché in gran parte avvengono all’interno delle mura domestiche: il 62,7% degli stupri è commesso dal partner attuale o precedente, e quindi è più difficile convincere le vittime a sporgere denuncia. Nel 2015 gli interventi dei Centri antiviolenza, a vario titolo, sono stati 2.494, la maggior parte delle utenti erano italiane (oltre il 70%) seguite da rumene, marocchine e moldave. Nei primi mesi del 2016, invece, le richieste di aiuto arrivate, secondo i dati di Iris (il Coordinamento dei Centri antiviolenza del Veneto), sono state 1524 contro le 1315 dello stesso periodo del 2015. La Regione investe ogni anno 400mila euro, ma servono più risorse, anche per aumentare le strutture protette: è inammissibile che a Belluno e Treviso non esista ancora una casa rifugio per donne maltrattate. Il discorso sui finanziamenti coinvolge pure lo Stato: quelli destinati al Veneto per il biennio 2013-2014 ammontavano a un milione e 440mila euro, per il 2015-2016 la quota è scesa a un milione e 286mila euro. Ma i fondi, seppur sbloccati, non sono ancora arrivati”. “Inoltre – aggiunge l’esponente democratico – è necessario uno snellimento dal punto di vista delle pratiche burocratiche, per mettere gli operatori nelle condizioni di intervenire nel modo migliore e più rapido possibile, perché spesso, purtroppo, la velocità può fare la differenza”.

“Infine, ma non per ultimo – conclude Zanoni – c’è bisogno di un lavoro culturale e di prevenzione, a cominciare dalle scuole, promuovendo l’educazione di genere. È la strada più efficace nel lungo periodo per contrastare e sconfiggere violenze e discriminazioni”.

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