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Uccellagione, no controlli no party

Andrea Zanoni attacca i controlli scarsi o nemmeno indicati nelle richieste di deroghe alla cattura di uccelli vivi di Veneto e Lombardia. “La Commissione europea sanzioni le regioni che non prevedono l’indicazione della tipologia e di un numero congruo di controlli sulle strutture di cattura. In Italia troppo spesso la deroga diventa un escamotage per aggirare la legge”

“Le deroghe non devono diventare un modo per aggirare la legge. Invito la Commissione europea a vincolare in futuro la concessione di deroghe alla cattura di animali da richiamo nei roccoli in Lombardia e Veneto alla precisa indicazione della tipologia e del numero di controlli minimi previsti sul campo”. Lo dice Andrea Zanoni, eurodeputato IdV, presentando un’interrogazione alla Commissione europea sull’esercizio delle deroghe previste dalla direttiva uccelli 147/2009/CE (lettera c dell’articolo 9). “Purtroppo in Italia la deroga diventa spesso una scusa per non applicare la legge, anzi per infrangerla impunemente. In Veneto e Lombardia questa abitudine malsana ha raggiunto nella caccia l’ennesima potenza”.

 
Sotto accusa i controlli scarsi o nemmeno indicati di Veneto e Lombardia sulla piaga degli impianti di cattura di uccelli da utilizzare come richiami vivi. “La Regione Lombardia individua, in via preventiva, un numero di controlli sugli impianti ridottissimo (vedi background). La Regione Veneto la fa ancora più sporca, non indicando un bel niente”, attacca Zanoni. “Alla faccia dell’articolo 9 della direttiva 147/2009/CE che alla lettera C prevede che le deroghe, quando esercitabili, debbano essere effettuate in condizioni rigidamente controllate”.

 
“Per evitare questa situazione di Far West legalizzato, l’atto che autorizza il ricorso alla deroga dovrebbe indicare un numero adeguato di controlli, al fine di accertare preventivamente se sussistano le condizioni per l’esercizio della deroga – spiega l’eurodeputato – Quindi dovrebbero essere indicati non soltanto i soggetti competenti, ma anche il numero di controlli minimi, adeguato alla durata di funzionamento degli impianti di cattura che dovranno essere effettuati durante il periodo di apertura degli impianti di cattura”.

 

“I controlli sugli impianti di cattura che non superano l’1% delle giornate di funzionamento degli impianti non possono essere considerati adeguati alla prescrizione della direttiva che impone condizioni rigidamente controllate”, conclude Zanoni. “Senza i dovuti controlli, possono nascere di conseguenza gravi illeciti come il commercio illegale di uccelli selvatici così come già accaduto in passato”. A tal proposito vedere questo VIDEO.

 
BACKGROUND

 
La Regione Lombardia, che nelle autorizzati di impianti di cattura di uccelli concede l’uso di reti (vietate in via generale dalla predetta direttiva), individua, in via preventiva, un numero controlli sugli impianti ridottissimo. Per esempio per i 25 impianti della Provincia di Bergamo (circa 2.250 giornate complessive di funzionamento nell’anno 2012) i controlli obbligatori sono 40, pari allo 0,017% delle giornate di funzionamento mentre per i 21 impianti della Provincia di Brescia (circa 1.890 giornate complessive di funzionamento nell’anno 2012) i controlli obbligatori sono 84, pari allo 0,043 % delle giornate di funzionamento.

Ufficio Stampa Eurodeputato Andrea Zanoni

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