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ZANONI

Consigliere Regionale

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Sequestrato e chiuso un impianto di cattura di richiami vivi nel veronese. Zanoni: «Basta violare la Direttiva comunitaria Uccelli»

La Polizia provinciale di Verona ha sequestrato un impianto di cattura (prodina) dove esemplari di Allodola venivano catturati e consegnati illegalmente a persone appostate vicino alla struttura. L’eurodeputato Andrea Zanoni ha affermato: «Un fatto gravissimo che dimostra come questi luoghi adibiti alla cattura degli uccelli destinati a diventare richiami vivi siano da eliminare. Meno male che la Polizia provinciale ha smascherato questi loschi individui. Bisogna ora compiere il passo successivo ovvero vietare queste deroghe alla Direttiva Uccelli che vieta tassativamente l’utilizzo delle reti e trappole».

 

La Polizia Provinciale di Verona il 21 ottobre scorso ha sequestrato un impianto di cattura (prodina) in località Pace nel comune di Brentino Belluno (VR) dove esemplari di Allodola venivano catturati e consegnati direttamente a persone che attendevano nascoste vicino all’impianto, fatto oggetto di una determinazione, la n. 4704/13 del 25 ottobre 2013, firmata dal responsabile del Servizio Tutela Faunistico Ambientale  dott. Ivano Confortini.

 

I poveri uccelli, appena catturati, venivano  subito sottratti all’iter previsto di consegna ai centri di distribuzione della Provincia e successivamente ai cacciatori che li utilizzano come richiami vivi. Gli esemplari, invece, venivano illegalmente consegnati direttamente nelle mani di chi attendeva nascosto nei pressi dell’impianto di cattura. Le persone coinvolte nel blitz sono state denunciate alla Procura della Repubblica di Verona per i reati di uccellagione e di peculato, per sottrazione di fauna selvatica appartenente al patrimonio indisponibile dello Stato. L’impianto di cattura, una prodina, è stata sequestrata e ne è stata disposta l’immediata chiusura.

 

L’eurodeputato Andrea Zanoni, vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere e la Conservazione degli Animali al Parlamento europeo ha affermato: «Siamo davanti ad un fatto gravissimo e sicuramente non isolato. Nei roccoli e nelle pradine con reti da uccellagione si catturano Tordi, Merli, Cesene e Allodole che finiranno rinchiusi per sempre in minuscole gabbiette come richiami vivi utilizzati dai cacciatori negli appostamenti di caccia. Mercoledì 6 novembre, proprio a Verona alle 21.00, presso l’Hotel Leopardi in via Leopardi 16 terrò la conferenza “Basta richiami vivi e uccellagione. Una tortura legalizzata dalle Province e dalla Regione Veneto in barba alla Direttiva Uccelli 2009/147/CE”. Durante la serata sarà possibile sottoscrivere la petizione della Lipu “No ai richiami vivi”.  Domenica 10 novembre, inoltre, dalle ore 10 parteciperò alla manifestazione “Basta richiami vivi e uccellagione” indetta dal CPV, LIPU, WWF, LAV, ENPA, NO alla CACCIA, UEPA, OIPA, ANIMALISTI ITALIANI e ANIMALISTI VERONA davanti ad un roccolo a Tretto di Schio (VI). Meno male che la Polizia Provinciale ha fermato questi loschi figuri. Ora, però, è necessario pensare concretamente alla necessità di mettere fine a pratiche barbare come la cattura e la detenzione di questi poveri animali, cancellando l’esistenza degli impianti di cattura. Spero che i responsabili vengano puniti con il massimo della pena, tenendo conto per di più che l’Allodola è nella lista rossa dei migratori italiani e classificata come specie “vulnerabile”. Invito le associazioni e la Provincia a costituirsi parte civile nel processo contro questi individui». 

 

Il 4 ottobre scorso, Zanoni ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea per fermare le deroghe illegittime ripetutamente concesse dalla Regione Veneto  e dalle Provincie di Verona, Vicenza, Padova, Treviso, Venezia e Belluno per la cattura di uccelli con le reti da uccellagione vietate espressamente dalla Direttiva Uccelli 2009/147/CE da utilizzarsi poi come richiami vivi nella caccia da capanno.

 

«Nonostante i moniti dell’Ue e i perentori pareri contrari dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) istituto tecnico scientifico dello Stato, la Provincia di Verona e la Regione Veneto continuano ad autorizzare impianti di cattura muniti delle reti da uccellagione, mezzo di cattura non selettivo, vietato dall’articolo 8 della Direttiva 2009/147/CE – ha concluso Zanoni – Ho chiesto, quindi, alla Commissione di aprire una procedura d’infrazione per questi amministratori che si credono al di sopra della legge nazionale ed europea e mi sono rivolto al Presidente della Provincia di Verona, Giovanni Miozzi, sollecitando l’immediata chiusura di questi impianti che violano la Direttiva “Uccelli”»  

 

BACKGROUND

 

La Provincia di Verona, con la determinazione n. 4219 del 23 Settembre 2013 ha attivato ben sei impianti di cattura, roccoli e prodine, per un totale di 1072 uccelli catturabili delle specie: Merlo, Tordo Bottaccio, Tordo sassello, Cesena e Allodola.

 

La Provincia ha reso operativa la delibera della Giunta Regionale n. 1099 del 28 giugno 2013, che consentiva l’uccellagione oltre alla Provincia di Verona, anche a quelle di Vicenza, Treviso, Padova, Venezia e Belluno. Con l’uccellagione viene ancora consentita la cattura dell’Allodola (Alauda arvensis) classificata “vulnerabile” nella lista rossa degli uccelli nidificanti in Italia e in declino da 30 anni in tutta Europa e perciò specie che non può essere sottoposta a deroghe a norma della “Guida alla disciplina della caccia nell’ambito della direttiva 79/409/CEE sulla conservazione degli uccelli selvatici”. L’Allodola è un uccello terricolo che viene catturato con reti speciali, ovvero le prodine.

 

La prodina è una trappola con reti posizionata nei prati e  azionabile manualmente da un operatore tramite molle a scatto che provocano la chiusura, come un grande libro aperto che si chiude munito con le copertine in rete che intrappola le allodole. Questo l’elenco delle località dove sono in funzione gli impianti di cattura della Provincia di Verona: località di Vallata nel comune di S. Mauro di Saline, località di Baltieri nel comune di Velo Veronese, Monte delle Brocche nel comune di Pastrengo e Casa Antolini nel comune di Negrar. 

 

 

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