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L’Ue indaga sulle escavazioni nel fiume Piave

La Commissione europea risponde all’interrogazione di Zanoni sui lavori di escavazione nel fiume Piave che chiede informazioni alle autorità italiane. Zanoni: “Rischio violazione di ben quattro direttive Ue. Questi lavori puzzano di regalo alla lobby dei cavatori”.

 

“La Commissione europea si metterà in contatto con le autorità italiane per ottenere maggiori informazioni al fine di stabilire se vi sia stata una violazione della direttiva VIA, della direttiva quadro in materia di acque, per quanto riguarda il deterioramento dello stato delle acque dovuto a modifiche fisiche dell’alveo del fiume, o della direttiva Habitat”. Questa è la risposta del Commissario Ue all’Ambiente Janez Potočnik all’interrogazione di Andrea Zanoni, eurodeputato IdV e membro della commissione ENVI Ambiente, sul caso dei lavori di escavazione nel fiume Piave iniziati nel febbraio 2011. “La Commissione accerterà eventuali violazioni alla normativa comunitaria per i lavori di escavazione che la Regione Veneto, con la scusa della sicurezza pubblica, aveva tanta fretta di effettuare e che per i quali, di conseguenza, non è stata nemmeno predisposta la Valutazione di Impatto Ambientale VIA”.

 

“Per determinati progetti gli Stati membri devono determinare, mediante un esame caso per caso o sulla base di soglie o criteri (procedura detta screening), se il progetto debba essere sottoposto a una VIA a causa dei suoi probabili effetti rilevanti sull’ambiente”, si legge nella risposta del Commissario, che poi specifica che “se le autorità degli Stati membri stabiliscono che il progetto può avere un impatto rilevante sull’ambiente, deve essere effettuata una VIA”.

 

“Ebbene questa procedura di screening è stata fatta?”, domanda Zanoni, secondo il quale questi stessi lavori, fatti in teoria per prevenire inondazioni come quella del 2010, “potrebbero invece mettere a repentaglio la sicurezza pubblica a causa dei lunghi canaloni creati con le escavazioni all’interno del letto del fiume ormai privo della sua naturale conoide alluvionale, che potrebbero facilitare il crearsi di un effetto di collo di bottiglia nel tratto meridionale del fiume”.

 

“Adesso la Commissione europea, aprendo questa indagine, accerterà che l’autorizzazione ai lavori, venduta dalla Regione come una priorità per la sicurezza dei cittadini veneti, abbia rispettato le direttive UE in tema di habitat, VIA, acqua e fauna selvatica – conclude l’Eurodeputato – Non vorrei che fosse un pretesto per fare ancora gli interessi della lobby dei cavatori, dal momento che proprio loro, raggruppati in una società, stanno portando avanti i lavori e sono ricompensati dalla ghiaia che estraggono”.

 

BACKGROUND

 

Nei comuni trevigiani di Cimadolmo, Maserada sul Piave, Ormelle, Breda di Piave e Ponte di Piave, attraversati dal fiume Piave, in corrispondenza di un’area golenale lunga circa 15 chilometri in zona pianeggiante, dove ricadono un SIC e una ZPS, nell’anno 2011 hanno avuto inizio significativi lavori per la disostruzione dell’alveo del fiume, con creazione di diverse piste di accesso per camion. Tale intervento veniva considerato necessario e urgente dalla Regione Veneto a seguito di una piena del novembre 2010, quando furono registrati 1700 metri cubi d’acqua al secondo. In considerazione delle presunte esigenze di sicurezza, il Genio Civile di Treviso ha ritenuto di non dover eseguire la V.I.A. effettuando però quattro V.INC.A. conclusesi con la valutazione dell’assenza di conseguenze negative per l’area.

 

La Commissione, con la risposta all´interrogazione di Zanoni, fa sapere che il progetto rientra nella sezione “Costruzione di vie navigabili interne non comprese nell’allegato I, opere di canalizzazione e di regolazione dei corsi d’acqua”, della direttiva 2011/92/UE. Per i progetti di cui all’allegato II, gli Stati membri devono determinare, mediante un esame caso per caso o sulla base di soglie o criteri (procedura detta screening), se il progetto debba essere sottoposto a una VIA a causa dei suoi probabili effetti rilevanti sull’ambiente, tenendo conto dei relativi criteri di selezione riportati nell’allegato III della direttiva. Se le autorità degli Stati membri stabiliscono che il progetto può avere un impatto rilevante sull’ambiente, deve essere effettuata una VIA. Gli Stati membri devono adoperarsi affinché la valutazione ambientale effettuata dalle autorità competenti sia resa pubblica.

 

Ufficio Stampa Eurodeputato Andrea Zanoni
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