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Caccia, dal 1 settembre già 9 feriti

Dai primi dati resi noti dall’Associazione Vittime della Caccia, dal 1 settembre sono già sei cacciatori e tre civili feriti durante le battute di caccia. L’eurodeputato Andrea Zanoni ha affermato: «Sono numeri che fanno rabbrividire. Non è più questione di essere favorevoli o contrari alla caccia. È in gioco l’incolumità pubblica. Servono più controlli e nuove norme»

Dal 1 settembre 2013, giorno di pre-apertura della caccia, si contano già 6 feriti tra i cacciatori e tre tra i civili. Questi sono i primi dati resi noti dall’Associazione Vittime della Caccia a soli 24 giorni dalla pre-apertura e a nemmeno dieci dalla apertura della stagione venatoria.

A questi 6 feriti tra i cacciatori si devono aggiungere l’operaio di Bavari (GE) colpito a 3 cm dall’occhio mentre lavorava ad un ponteggio e i due feriti di Benevento che rientrano tra le prime vittime non cacciatori di questa stagione.

Un dato importante che emerge dall’analisi di questi nuovi casi è l’età dei cacciatori responsabili di incidenti, con una media di 70 anni che conferma quanto già emerso nelle precedenti stagioni venatorie su un ampio campione.

A Montenars (UD), un proiettile da caccia di grosso calibro si è conficcato nel frigorifero di un’abitazione alle 6 del mattino, mentre a Francavilla Fontana (BR) un cacciatore settantanovenne ha sparato di notte centrando un’auto parcheggiata vicino al suo terreno con dentro due ragazzi. Le guardie volontarie dell’ANPANA di Mantova si sono viste impallinare la macchina durante il loro giro di controlli il primo giorno di apertura della stagione venatoria.

L’eurodeputato Andrea Zanoni membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo ha affermato: «L’attuale urbanizzazione, la rete stradale e il depauperamento ambientale non permettono più una densità venatoria come quella odierna senza rischi per civili e cacciatori stessi. L’avanzare dell’età dei cacciatori dovrebbe imporre controlli più stringenti: dopo i 60 anni sono necessari controlli, almeno annuali, sullo stato psicofisico di chi maneggia le armi. L’uso di un’arma da caccia è una cosa serissima. Bisognerebbe inoltre far ripetere gli esami di caccia a tutti almeno ogni dieci anni, visto e considerato l’evolversi delle normative e la nuova sensibilità dei cittadini verso la natura e l’ambiente. Morti e feriti per armi da caccia sono inaccettabili in un Paese che si definisce civile”.

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