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TRAGEDIA IN VENETO: 3800 MORTI IN PIU’ PER L’INQUINAMENTO DA PFAS

In quasi 40 anni, nella zona rossa contaminata da PFAS è stato registrato un’allarmante aumento di mortalità, con 3800 decessi in eccesso rispetto ad altre aree delle province di Verona, Vicenza e Padova.
Lo studio presentato nel contesto del processo Miteni a Vicenza ha rivelato collegamenti diretti tra l’incremento dei decessi e l’esposizione ai composti chimici dei Pfas.
Il professor Annibale Biggeri, testimoniando al processo, ha svelato i risultati di uno studio condotto per la Regione Veneto. Questo studio evidenzia un aumento significativo dei decessi nelle zone colpite dagli sversamenti di Miteni, contrapponendo queste cifre a quelle delle aree non influenzate da tali sostanze nocive.
Il periodo critico, dal 1985 al 2018, ha visto un drammatico incremento di decessi nella zona rossa maggiormente colpita dai Pfas, con un’elevata stima di morti in eccesso pari a 3890, corrispondente a un aumento del 7% rispetto ad altre aree circostanti.
La presenza di Pfas nel sangue aumenta il rischio di mortalità, in particolare tra le fasce più giovani, mettendo a rischio anche le future generazioni, poiché le madri trasmettono queste sostanze ai figli.
Il professor Biggeri ha sottolineato l’acqua come fattore determinante, rilevando che nel 1985, con il rinnovamento degli acquedotti, la contaminazione della falda inizia a causare problemi di inquinamento, diventando il principale fattore scatenante di questa tragedia ambientale e sanitaria.
A mio avviso la magistratura dovrebbe andare oltre agli imputati della Miteni perché ci sono evidenti responsabilità anche a carico delle autorità che dovevano vigilare.
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