E Tobin tax sia. Dopo due giorni di discussioni a Lussemburgo, i ministri delle finanze dell’Eurozona hanno dato il via libera all’introduzione della tanto attesa tassazione sulle transazioni finanziarie. 11 Paesi favorevoli, tra cui l’Italia, hanno chiesto al Commissario Ue alla Fiscalità, il lituano Algirdas Semeta, di proseguire con la cosiddetta “cooperazione rafforzata”. Finalmente a pagare il prezzo della crisi che da anni tormenta l’Europa non saranno più solo i contribuenti ma anche la grande finanza.
Ci sono voluti anni, ma alla fine ci siamo quasi. All’Ecofin di ieri (riunione ministri delle finanze Ue) 11 Paesi dell’Eurozona (Francia, Germania, Belgio, Portogallo, Slovenia, Austria, Grecia, Italia, Spagna, Estonia e Slovacchia) hanno chiesto ufficialmente all’Ue di poter proseguire con la cooperazione rafforzata. Si tratta della possibilità di avanzare con una determinata legislazione europea anche se non tutti i Paesi sono d’accordo ma se a chiederlo è almeno un gruppo di 9 Paesi. Ovviamente la porta viene lasciata aperta per tutti quelli che, redenti, vorranno aggiungersi in un secondo momento. Si tratta di una battaglia che in Europa va avanti da anni e che ha contro gli interessi della grande finanza. La City di Londra rappresenta il fortino dal quale partono i maggiori attacchi a quella che non è altro che una tassa giusta, sacrosanta ed “etica”.
Di fronte a popolazioni taglieggiate da governi costretti a ridurre tutti i capitoli di spesa, compresa l’assistenza sanitaria e la scuola, a milioni di disoccupati, giovani senza futuro e addirittura possibili fallimenti di Stati interi, l’opposizione alla Tobin tax risulta non soltanto fuori luogo ma del tutto assurda e colposa. Tanto più se si pensa che l’attuale crisi nasce e si riproduce proprio nei mercati finanziari, che oggi più che mai si arrogano il diritto di affossare uno Stato, strangolare una popolazione e dettare l’agenda politica di un Paese intero. L’arroganza di questi signori sta per arrivare al capolinea.
Al Parlamento europeo chiediamo una simile tassa da quasi due anni e la Commissione ha presentato una proposta legislativa ancora nel 2011. Nel maggio scorso abbiamo votato una relazione che ha dato l’ok alle aliquote fiscali proposte dalla Commissione (0,1% per azioni e obbligazioni e 0,01% per i derivati). Secondo le stime ufficiali della Commissione, anche senza l’adesione di Londra, si stima che il gettito prodotto dalla Tobin Tax con un’aliquota dello 0,05% ammonterebbe a ben 57 miliardi di euro l’anno. Risorse che potrebbero finire del bilancio europeo destinato ad aiutare i Paesi più in difficoltà, le fasce di popolazione più colpite dalla crisi e i disoccupati.
Com’è possibile che sia tassato il lavoro, il consumo e non le transazioni finanziarie? Com’è possibile che di fronte ad un paradosso del genere e all’attuale crisi economica e al suo carico di sofferenza, qualcuno continua a sventolare lo spauracchio della fuga dei capitali fuori Europa? Probabilmente questi signori vivono in un mondo parallelo, dove le regole sono ancora suddivise in caste e il popolo è fatto ad uso e consumo loro. Ebbene questi signori sappiano che da oggi, anzi da ieri, la Tobin tax è quasi realtà. Che i grandi finanzieri mettano mano al portafogli e paghino, come ogni altro cittadino sulla Terra, le tasse alla società. Noi al Parlamento europeo abbiamo fatto la nostra parte.
Andrea Zanoni