Avrei senza dubbio preso parte a questo evento molto volentieri, ma mi trovo a Malta per una conferenza con il Commissario Ue responsabile per il Benessere degli Animali John Dalli sul trasporto degli animali vivi in Europa e per prendere parte nel weekend a un campo anti bracconaggio organizzato dall’associazione tedesca CABS. “Il futuro del Paesaggio”. Al titolo del convegno organizzato manca forse un punto interrogativo. Si perché andando avanti di questo passo, il “paesaggio” italiano rischia di non avercelo più un futuro.
Ogni anno nel Belpaese chilometri e chilometri quadrati di suolo vengono ricoperti dal cemento, e altrettanti chilometri vengono inquinati, scavati, compromessi e riempiti di sostanze tossiche per l’ambiente e la salute umana. Mi basta pensare al mio Veneto per rendermi conto di quanto questo processo sia purtroppo in aumento. Penso all’inquinamento da mercurio delle falde acquifere nel trevigiano, all’emissione in atmosfera di particelle inquinanti da parte di cementifici e inceneritori (ad esempio a Pederobba, Este e Monselice), o a enormi e irrazionali progetti di costruzione come la centrale a carbone di Porto Tolle, la Pedemontana veneta o il mega progetto di polo industriale di Barcon Vedelago. Tanti schiaffi in faccia a un territorio già martoriato da decenni di eccessivo sfruttamento e che continua ad essere visto da molti amministratori locali e regionali come una vacca eterna da mungere per ottenere facili consensi.
Ed è qui che entra in ballo l’Europa. Bruxelles ha redatto negli anni una corposa e dettagliata normativa ambientale che cerca di mettere un freno alla furia speculativa dei “divoratori” del paesaggio. Direttive come la Habitat e la Rete Natura 2000 forniscono standard precisi che devono essere attuati alla lettera da tutti gli stati membri. Ovviamente il livello di guardia deve essere sempre alto, soprattutto a causa dell’irrefrenabile volontà di qualche amministratore e costruttore di infrangere le regole.
Tuttavia, ancora molto deve essere fatto. In occasione del convegno “Soil remediation and soil sealing” organizzato dalla Commissione europea a Bruxelles, gli esperti hanno reso che ogni anno ben mille chilometri quadrati di nuovi terreni, una superficie più estesa della città di Berlino, vengono utilizzati per attività umana e in buona parte vengono impermealizzati. Va da se che di questo ritmo tra cinquant’anni non ci sarà più niente da cementificare in Europa. Ecco che proseguire a livello europeo per fermare questo trend e rafforzare le normative che già ci sono risulta fondamentale. Un esempio? La Direttiva quadro per la protezione del suolo tutt’oggi bloccata in Consiglio per la mancanza di una maggioranza qualificata nonostante il sostegno di 22 Stati membri. Questo mancato accordo costituisce un grave freno al cammino verso una maggior protezione dei suoli di tutto il continente, e questo per un mero bisticcio internazionale dovuto a tornaconti del tutto nazionali. Personalmente, da quanto sono diventato eurodeputato, nel settembre 2011, sto facendo il possibile per pungolare l’Unione europea a proseguire sul cammino di un futuro condiviso più green, con decine e decine di interrogazioni parlamentari ed interventi in commissione e sessione plenaria riguardanti casi italiani e anche lacune all’interno delle normativa europea. Il percorso verso una reale ed efficiente protezione del nostro “paesaggio” è lungo e difficile, ma io come voi, e il convegno di oggi lo dimostra, abbiamo tutte le intenzioni di continuare a percorrerlo.
Andrea Zanoni
Eurodeputato IdV e membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute pubblica e Sicurezza alimentare