NOTTE DEI BOTTI 2023

Voglio condividere con voi questo post di Danilo Selvaggi storico responsabile della LIPU.
Il post analizza tre conseguenze principali della “Notte dei botti 2023”:
Danni Fisici: Sottolinea i danni causati da botti e spari sia alle persone che agli animali, con una particolare attenzione alla frequente invisibilità di quest’ultimi.
Danni alla Democrazia: Critica l’inefficacia delle ordinanze dei sindaci contro l’uso dei botti, evidenziando una discrepanza tra le norme e la loro applicazione in Italia. Questo viene visto come un sintomo di una patologia del sistema democratico, dove le promesse fatte non vengono mantenute.
Danni Simbolici e Culturali: Si lamenta della mancanza di sensibilità verso le guerre in corso e della prevalenza della violenza gratuita durante questi festeggiamenti. Descrive la situazione emersa, dove la violenza è fin fine a se stessa, esacerbata dal rumore dei botti.
La conclusione del post suggerisce come soluzione la proibizione del commercio dei botti attraverso una legge, invitando il Parlamento a considerare una proposta di legge chiara e semplice su questo tema.
Viene anche suggerito ai sindaci di supportare questa iniziativa e di cercare alternative più belle e corrette per festeggiare.
Tutte proposte che condivido e che in uno Stato democratico che fa gli interessi della collettività devono diventare presto realtà.
La notte dei botti 2023 ci lascia almeno tre eredità.
Primo: i danni specifici causati dai botti, e dagli spari da arma da fuoco, alle persone e agli animali – pur restando, questi ultimi, come spesso accade, nell’invisibilità.
Secondo: i danni alla democrazia, nel senso che ancora una volta alcuni sindaci hanno emanato ordinanze di divieto di botti, puntualmente e totalmente ignorate. È un esempio “piccolo” ma lampante della distanza che in Italia spesso esiste tra le norme e la loro applicazione, tra la democrazia formale e la democrazia reale. Una patologia del sistema solitamente vissuta come fosse ordinarietà, salvo poi cospargersi il capo di cenere e fare promesse per l’anno successivo, che non saranno mantenute.
Terzo: i danni simbolici e culturali, nel senso che c’erano ulteriori buone ragioni, quest’anno, circondati come siamo dalle guerre, per far tacere gli spari. E invece abbiamo sparato anche più del solito, e abbiamo sparato con le pistole, e ci siamo meravigliati del fatto che se parte un colpo da una pistola qualcuno/a può ferirsi, o morire, e abbiamo assistito a scene inedite ma non illogiche, come le automobili rovesciate, i beni pubblici e privati distrutti, il dilagare di atti di violenza gratuita. Una sorta di saturnalia del terzo millennio, di “semel in anno licet insanire”, salvo che noi la legge la maltrattiamo abitualmente e dunque nemmeno vale il fascino del mondo capovolto una volta l’anno, a capodanno o a carnevale. Violenza fine a sé stessa, stimolata anche fisicamente dal rumore assordante dei botti.
C’è solo un modo per affrontare il problema della notte di San Silvestro: vietare il commercio dei botti. Approvare una legge che lo vieti. Intervenire a monte. Festeggiare in modi diversi e più corretti, e direi più belli. È quello che la Lipu chiederà al Parlamento, con una proposta di legge semplice e chiara, invitando altresì i sindaci a sottoscriverla e a sostenerla.
Sostenerla, oppure tacere, cioè evitare di lamentarsi nel momento del bilancio di morti, feriti e danni vari. Se non riusciamo a fare di meglio, almeno riduciamo il gap tra il lamento teorico e il lamento reale.
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