LA CORTE DEI CONTI METTE NERO SU BIANCO IL GUAIO CAUSATO DA ZAIA CON LA CONCESSIONE CAPESTRO DELLA SUPERSTRADA PEDEMONTANA VENETA

La relazione della Corte dei conti sulla Superstrada Pedemontana Veneta è impietosa!
Mette in fila, una dietro l’altra, tutte le gravi criticità di quest’opera: una sequenza impressionante di criticità peraltro note, visto che si tratta di questioni che ho denunciato già a far data 2011 con alcune interrogazioni depositate da deputato al parlamento europeo alla Commissione europea, seguite da una quindicina di interrogazioni depositate in Consiglio regionale.
La SPV è un’opera che graverà sulle casse della Regione Veneto per decenni, con un buco finanziario che potrebbe arrivare a 6,5 miliardi di euro entro il 2064.
Dal 1° marzo al 30 novembre 2024, la Regione ha versato a SIS 140 milioni di euro, incassandone solo 93,5 milioni dai pedaggi. Una perdita di 47,3 milioni in pochi mesi, che per i Veneti significa meno fondi per sanità, trasporto pubblico e sicurezza stradale. Il canone annuo da versare a SIS potrà arrivare fino a 435 milioni di euro in un solo anno, mentre le entrate dai pedaggi difficilmente supereranno 120/130 milioni annui.
Zaia ha fatto un errore imperdonabile, basando i calcoli su un flusso di traffico di 27.000 veicoli giornalieri medi, mentre le stime della Banca Europea degli Investimenti e di Cassa Depositi e Prestiti parlavano di 15.200 veicoli, quasi la metà. Inoltre, la Regione non ha ancora sanzionato SIS per i ritardi nei lavori (sanzioni che potrebbero arrivare a 2 milioni di euro) e non ha neanche recuperato i 20 milioni di IVA indebitamente versata.
La SPV è il simbolo del fallimento della gestione Zaia, che ha addossato alla Regione tutto il rischio d’impresa, garantendo invece al privato guadagni sicuri. Se il presidente non vuole passare alla storia come colui che ha lasciato in eredità un dissesto finanziario ai Veneti, rinegozi subito la convenzione con SIS, ciò gli potrebbe servire anche in caso di danno erariale rilevato dalla Corte dei Conti.
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