Treviso, l’Ue invita ad effettuare maggiori controlli sull’inquinamento da mercurio delle falde acquifere

Il Commissario Ue risponde all’eurodeputato Andrea Zanoni: con più controlli si potrebbe risalire alle cause dell’inquinamento da mercurio delle falde acquifere.

Zanoni: “Lo stanziamento di fondi da parte della Regione è ridicolo. Bisogna andare a fondo di questa faccenda per prevenire altre contaminazioni e proteggere la nostra acqua

 

“Le autorità ritengono che ulteriori controlli potrebbero consentire in futuro di risalire all’origine dell’inquinamento”. Questa è la risposta del Commissario Ue all’Ambiente Janez Potočnik, all’interrogazione di Andrea Zanoni, eurodeputato ALDE e membro della commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo, sull’origine e sulle responsabilità delle autorità italiane in merito all’inquinamento da mercurio delle falde sotterranee in alcuni comuni trevigiani. “Ho chiesto a Bruxelles di fare luce su questo inquinamento diffuso nel sottosuolo veneto, una regione dove la falda acquifera di acqua dolce è molto ricca ma quella potabile rischia di scarseggiare”.

 

Ad oggi, come conferma lo stesso Commissario Ue, “nonostante l’ampio monitoraggio effettuato dal rilevamento dall’inquinamento (più di 6.300 analisi compiute), la complessa situazione idrogeologica della zona e l’alta densità delle attività umane non hanno permesso di stabilire la causa dell’inquinamento”. Già nel novembre 2011, il Commissario aveva risposto ad una precedente interrogazione di Zanoni che la Commissione stava “valutando i contenuti dei piani di gestione dei bacini idrografici elaborati a norma della direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE)”.

 

La situazione è grave. In alcune aree dei comuni di Treviso, Casier (TV), Preganziol (TV) e Quinto di Treviso, in una fascia che va da nord-ovest a sud-est lunga circa 10 km e larga circa 2 km, è in espansione una grave situazione di inquinamento da mercurio della falda acquifera – spiega Zanoni – I 65.000 euro stanziati dalla Regione Veneto per un’indagine geologica sull’origine del fenomeno, sul possibile risanamento e sulla prevenzione della propagazione sono assolutamente insufficienti, proprio come ha detto la stessa Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto ARPAV. Per questo, anche alla luce della risposta fornita oggi dalla Commissione europea, invito le autorità regionali a fare di più per far fronte all’inquinamento di una falda così profonda, comprenderne le cause e prevenire il verificarsi di simili fenomeni in futuro”.

 

 

 

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