Oggi la Giunta regionale del Veneto ha negato l’ampliamento in profondità della cava di ghiaia denominata “Campagnole” della Canzian, sita in via Nazionale nel Comune di Paese. La Giunta ha fatto proprio il parere contrario espresso dalla Commissione Tecnica Regionale per le Attività Estrattive, che aveva precedentemente rilevato come il quantitativo di volumetria richiesto era superiore al 30 % di quello autorizzato nel 1980, mentre il quantitativo in ampliamento e l’intervento non risultano in sintonia con i principi fissati dalle norme di settore. Inoltre, l’area della Campagnole ricade in un’area prevista per aree attrezzate a parco gioco e sport ed inoltre il Comune di Paese aveva espresso parere negativo; l’escavazione sarebbe andata ad incidere su alcuni orizzonti argillosi a bassa permeabilità che invece possono proteggere eventuali falde sottostanti alla prima. Purtroppo, però, non si parla del ripristino del sito! Questa importante decisione arriva all’indomani del no della Giunta regionale del Veneto all’ampliamento in estensione e profondità della cava di ghiaia e sabbia denominata “Padernello” della Biasuzzi, sita anch’essa in via Nazionale in Comune di Paese. La giunta ha accolto il parere della Commissione Tecnica Regionale per le Attività Estrattive che aveva espresso parere contrario all’ampliamento della Padernello in quanto nel territorio comunale di Paese è già stata raggiunta la quota del 3 per cento prevista dalle norme di settore. La ditta potrà essere autorizzata alla sola proroga dei termini della cava per consentire la coltivazione della porzione di giacimento residuale collocato sotto l’area di collocazione degli impianti. Le decisioni della regione, su queste cave, sono un atto dovuto, perché a Paese abbiamo superato di gran lunga il limite del 3% del territorio adibito a cave, raggiungendo addirittura il 13% circa del territorio agricolo comunale – ha dichiarato Andrea Zanoni, presidente di Paeseambiente, che ha aggiunto: Siamo contenti di queste decisioni, anche se non completamente soddisfacenti perché, come Paeseambiente, già lo scorso 4 febbraio avevamo indirizzato una specifica e dettagliata istanza tecnica, a Comune e Regione, dove avevamo espresso tutto il nostro dissenso a questi ampliamenti che, oltre a violare la legge del 3%, avrebbero causato un ulteriore scempio ambientale, consentendo l’escavazione di milioni di metri cubi, anche sottofalda, in un’area dove, tra l’altro, esiste una discarica di rifiuti di amianto dismessa, un sito di rifiuti tossico-nocivi da bonificare ed il nuovo sito industriale della San Benedetto.