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L’Ue apre un’indagine sulla fabbrica dei veleni di Pernumia (PD)

La Commissione europea chiede informazioni sulla bonifica della ex C&C. E’ la risposta del Commissario Ue all’Ambiente all’eurodeputato Andrea Zanoni. “Da anni l’inerzia delle autorità locali mette a repentaglio l’ambiente e la salute dei cittadini della zona”

 

“La Commissione chiederà alle autorità italiane di fornire ulteriori informazioni, compreso sulle eventuali misure che intendono adottare per risolvere il problema cui si fa riferimento nell’interrogazione” sullo stoccaggio abusivo e scriteriato di rifiuti speciali pericolosi nel fatiscente complesso di edifici di un’ex impresa a Pernumia (PD). E’ la risposta del Commissario Ue all’Ambiente Janez Potočnik all’interrogazione presentata da Andrea Zanoni, eurodeputato ALDE e membro della commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo. “Adesso vediamo se, grazie all’indagine che la Commissione sta per aprire, le autorità locali faranno finalmente la scelta responsabile di mettere una volta per tutte in sicurezza l’area nell’interesse sia dell’ambiente che della salute degli abitanti della zona”.

 

Zanoni aveva denunciato in Europa i dubbi sul rispetto della normativa comunitaria in materia di rifiuti, discariche, acqua e aria, da parte delle autorità locali nella gestione dello smantellamento della fabbrica di veleni a Pernumia (PD). Per anni la fabbrica C&C di Pernumia ha giocato sulla pelle dei cittadini. Adesso il suo stato attuale di totale abbandono e il mancato intervento delle autorità rischiano di far traboccare il vaso”.

 

Il 20 marzo scorso l’eurodeputato ha accompagnato i membri del Comitato Popolare SOS C&C nella consegna della petizione (2.400 firme) contro la discarica rifiuti tossici di Pernumia in commissione PETI Petizioni al Parlamento europeo di Bruxelles (FOTO). Il 15 febbraio precedente, Zanoni aveva incontrato i membri del Comitato durante un sopralluogo alla fabbrica dei veleni (VIDEO).

 

A Pernumia si trovano i fabbricati fatiscenti della ex C&C, impresa ora cessata, dedita in passato allo svolgimento di attività di recupero di scarti industriali ma successivamente implicata in un traffico illecito di rifiuti tossici, vicenda che ha portato al sequestro dell’intera area nel 2005”, spiega Zanoni. “Da allora non è stato fatto molto, sono tutt’oggi stivate in modo incontrollato e non autorizzato 52.000 tonnellate di fanghi pericolosi, contenenti idrocarburi e metalli pesanti di vario genere. Purtroppo, ancora una volta, ci vuole l’intervento dell’Europa per spingere le autorità locali italiane ad agire per tutelare la salute dei cittadini”.

 

 

BACKGROUND

 

Gli edifici della ex C&C versano in uno stato di totale abbandono e degrado, presentando numerose aperture nel tetto (in amianto) e nella struttura portante che consentono al materiale tossico di disperdersi nell’ambiente circostante grazie all’azione di vento e pioggia, compiendo, quindi, un’incessante attività di contaminazione ambientale.

 

La struttura è ubicata in un’area sita a ridosso di una ZPS e rischia di contaminare direttamente i territori di ben tre comuni della provincia di Padova (Pernumia, Battaglia Terme e Due Carrare), con zone residenziali e zone agricole di pregio (radicchio bianco di Maserà, radicchio variegato di Castelfranco IGP). Inoltre dista appena trenta metri dal canale Vigenzone (utilizzato per l’irrigazione) e si trova in prossimità del bacino delle Terme Euganee (il più esteso d’Europa) e di alcune “ville venete”, edifici di alto valore storico e culturale (di grande interesse turistico).

 

L’area è a rischio di incendio (principio di incendio già accaduto nel 2007), di alluvione (rischio sfiorato nel 2010 e 2011), di subire trombe d’aria (eventi importanti si sono verificati in zona limitrofa nel 2010 e 2012) e di terremoto (visti gli eventi sismici che hanno colpito la vicina regione dell’Emilia Romagna nel 2012), accadimenti che sicuramente porterebbero a una massiccia dispersione nell’ambiente dei rifiuti tossici così approssimativamente stoccati.

 

 

 

Ufficio Stampa Eurodeputato Andrea Zanoni

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