In data 20 marzo 2007 è stata depositata la sentenza del Consiglio di Stato, la n. 1329/07, decisa lo scorso 15 dicembre 2006 dalla V Sezione composta dal presidente Emidio Frascione, dal giudice estensore Chiarenza Millemaggi Cogliani e dai giudici Cesare Lamberti, Aldo Fera e Marzio Branca, con la quale l’organo giudicante ha dichiarato illegittima, annullandola, l’autorizzazione della provincia, del 21 ottobre 2004, la n.843, con la quale si apriva a Paese una nuova discarica di amianto della ditta “La Terra” del gruppo Mosole. Il consiglio di Stato con la sentenza ha inoltre annullato anche una circolare della Regione Veneto (la n.’46/654502/04) del 7 ottobre 2004 ed ha riformato ritenendola “Erronea e contra legem” anche la sentenza di primo grado del TAR del Veneto che invece considerò legittima l’autorizzazione della discarica. Il Consiglio di Stato ha ritenuto che quella autorizzata dalla provincia fosse una discarica nuova a tutti gli effetti e pertanto, avendo una capacità di 1.000.000 di metri cubi, 460.000 dei quali destinati ai rifiuti di amianto, andava assoggettata alla VIA, Valutazione di Impatto Ambientale, come prevede la legge per tutte le discariche superiori a 100.000 metri cubi; nonché a tutte le procedure previste per le nuove discariche. I giudici poi hanno ben evidenziato che la fattispecie relativa ad un’altra discarica, quella dei Fratelli Bonato di Roncade, era “del tutto differente” e che pertanto la provincia ha gravemente errato ad appellarsi alla relativa sentenza del Consiglio di Stato dell’11 maggio 2004, favorevole alla ditta Bonato, per autorizzare questa nuova discarica del gruppo Mosole. Il Consiglio di Stato ha pure condannato sia la Provincia di Treviso che la società La Terra al pagamento di 6.000 Euro al comune di Paese per le spese legali dei due gradi di giudizio. Paeseambiente accoglie con grande sollievo il responso dei giudici romani osservando che moltissime argomentazioni della sentenza sono identiche a quanto andava sostenendo da sempre, in particolare che la discarica La Terra era a tutti gli effetti una nuova discarica di rifiuti di amianto e che doveva essere fatta la Valutazione di Impatto Ambientale perché con capacità superiore a 100.000 metri cubi. Andrea Zanoni presidente di Paeseambiente ha commentato: La sentenza ora andrà esaminata con attenzione anche se sul principale motivo del contendere risulta chiarissima. Si tratta di una vittoria senza precedenti per il comune di Paese che insegna a tutti che percorrere le vie legali alla fine conviene sempre. Ora con una sentenza inappellabile che sancisce che l’autorizzazione della provincia è annullata, i circa 100.000 metri cubi di amianto già arrivati, risultano presenti nel nostro comune illegalmente e pertanto devono essere portati in una discarica idonea, legale e sottoposta a VIA. Tra l’altro essendo l’amianto depositato a pochi centimetri dalla falda acquifera questo può potenzialmente contaminare l’acqua e con il tempo finire anche nelle nostre tavole. Ora il comune di Paese oltre a chiedere legittimamente l’asportazione dell’amianto dal sito alla società La Terra, può, e a nostro avviso deve, anche aprire una causa civile contro la stessa società e contro la Provincia di Treviso per chiedere il risarcimento del danno ambientale causato con il deposito illegale degli oltre 100.000 metri cubi di cancerogeno. La stessa causa civile la potranno intentare tutti quei cittadini che da questa discarica possono aver subito dei danni quale quello economico dovuto alla diminuzione del valore della propria abitazione causato dalla presenza nelle vicinanze di una discarica di rifiuti altamente cancerogeni. Voglio ricordare infine che la società “La Terra”, grazie all’autorizzazione illegale della provincia, solo nell’anno 2005, pur con una discontinuità di esercizio (dovuta alla partenza dei conferimenti datata 1° marzo 2005 e alla chiusura dal 23 agosto al 12 ottobre 2005, ovvero al funzionamento di circa 184 giorni), ha registrato un utile (al netto di spese, tasse e ammortamento dell’impianto) pari a ben 1.343.450 Euro.