Mentre è in corso un’inchiesta della Procura di Roma sull’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (AGEA) che gestisce i fondi comunitari, la Regione Veneto ha annunciato entro primavera i bandi dal fondo di 1,2 miliardi per l’innovazione nell’ambito della nuova Politica Agricola Comunitaria (PAC) che per il Veneto prevede complessivamente 3,5 miliardi di euro. L’eurodeputato PD Andrea Zanoni ha affermato: «Di fronte allo scandalo AGEA anziché contestare l’Europa e assumere atteggiamenti anti europeisti dovremmo impegnarci a risanare le nostre strutture per guadagnare la fiducia degli altri Paesi, oltre a quella dei nostri cittadini».
L’Unione Europea ha stanziato i fondi per la Politica Agricola Comunitaria 2014 – 2020 divisa in due grossi filoni, definiti “pilastri”. Il 16 gennaio 2014, si è chiusa la trattativa tra Stato e Regioni per definire l’ammontare, per ogni Regione, del contributo destinato ai progetti, vale a dire il “secondo pilastro” per il quale in Veneto arriveranno circa 1,2 miliardi, che comprendono 511 milioni di contributi che arrivano direttamente dall’Ue, 471 dallo Stato e una quota regionale di 202 milioni di euro.
A breve inizieranno, inoltre, le trattative per dividere la tornata del “primo pilastro”, ovvero le risorse dirette agli agricoltori che la Regione Veneto stima in circa 2,3 miliardi.
Complessivamente, dunque, al Veneto sono destinati circa 3,5 miliardi di euro.
Il 20 novembre 2013, è stata approvata dal Parlamento europeo la nuova Politica Agricola Comunitaria (PAC) per il periodo 2014-2020, sulla base dell’accordo raggiunto dal Consiglio europeo. Il Parlamento europeo ha ratificato i quattro testi legislativi su pagamenti diretti, sviluppo rurale, Ocm unica (ortofrutta) e monitoraggio della PAC.
L’Europa ha destinato all’agricoltura circa 373 miliardi di euro, ovvero il 38% del bilancio complessivo dell’Ue (prima si era oltre il 40%). All’Italia arriveranno circa 52 miliardi, e cioè 41,5 miliardi di fondi Ue e 10,5 di fondi nazionali. In pratica si tratta di 7,4 miliardi l’anno: di questi 3,8 saranno destinati ai pagamenti diretti, 3 allo sviluppo rurale e 600 milioni all’Ocm ortofrutticola.
Il 30% dei pagamenti diretti sarà destinato al “Greening”, ossia a progetti e investimenti finalizzati a diversificare le colture, al mantenimento dei pascoli permanenti e alla creazione di aree di interesse ecologico.
Il 17 dicembre 2013, i Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea hanno adottato i Regolamento Ue 1305/2013 sul Sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale” (FEASR) che abroga il Regolamento CE n. 1698/2005 del Consiglio europeo.
Intanto la Procura di Roma sta indagando sull’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (AGEA) che eroga i fondi comunitari, dopo che la sparizione di 50 milioni di euro dai libri contabili dell’ente. L’inchiesta è condotta dal Nucleo Spesa pubblica e frodi comunitarie della Guardia di Finanza che avrebbe già portato alla luce una serie pluriennale di irregolarità nell’uso dei finanziamenti.
Dopo le perquisizioni, gli uomini delle Fiamme Gialle ritengono che l’Agenzia, società controllata al 51% dal Ministero dell’Agricoltura abbia accertato 50 milioni di irregolarità compiute fra gli anni ‘90 e il 2007-2008 e non abbia provveduto alle dovute comunicazioni, impedendo di fatto che scattasse il meccanismo della richiesta di recupero dell’Ue.
Nella lente dell’inchiesta è finita anche la SIN, una delle agenzie satellite dell’Agea, che gestisce il sistema informativo tra il Ministero e le singole Regioni. Sullo scandalo AGEA sono in corso indagini anche dell’OLAF, l’organismo antifrode dell’Ue. L’omessa comunicazione delle irregolarità sarebbe già sufficiente affinché Bruxelles ritiri la “concessione” a intermediare gli aiuti.
Con Deliberazione numero 3 del 2013, la Sezione di controllo per gi affari comunitari e internazionali della Corte dei Conti aveva certificato irregolarità e frodi nel FEAGA/FEASR gestite da AGEA con riguardo alle Regioni Campania e Sicilia. Nella relazione depositata il 7 maggio 2013, la Corte dei Conti ha espresso per gli esercizi dal 2009 al 2011, giudizi di inefficienza e di inefficacia nei riguardi dell’attività dell’AGEA ritenendo tra l’altro che gli impegni assunti dall’ ente si siano rivelati “poco attendibili”.
Ogni Regione avrebbe dovuto istituire un organismo decentrato rispetto ad AGEA. Il Veneto vi ha provveduto con la Legge Regionale 31/2001 istituendo l’Agenzia Veneta per i Pagamenti in agricoltura (AVEPA) con funzioni di ente pagatore per la Regione Veneto di aiuti, contributi e premi comunitari previsti dalla normativa dell’Unione Europea e finanziati, in tutto o in parte da fondi comunitari. L’AVEPA è sottoposta alla vigilanza del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
L’eurodeputato PD Andrea Zanoni, membro della Commissione ENVI Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo ha affermato: « Con la nuova PAC nonostante la riduzione, l’Italia è al secondo posto come importo assegnato dietro a Polonia e davanti a Francia Spagna, Germania e Romania per i fondi destinati allo sviluppo rurale. Si tratta di 10 miliardi e 429 milioni in 7 anni di cui 1 miliardo e 480 milioni nel 2014. Complessivamente i fondi europei ammontano a 95 miliardi e mezzo di cui 13,6 nel 2014. Ci sono sicuramente Regioni che usufruiranno di maggiori fondi: in particolare Puglia, Sicilia, Campania, Basilicata e Calabria che da sole assorbono metà dei contributi. Dunque al Veneto e al Nord Est più in generale arriverà sicuramente meno. L’importante sarebbe investirli in modo produttivo. Lunedì 3 febbraio 2014, la Commissione europea ha presentato il report 2014 anticorruzione al Parlamento europeo: in Italia i costi diretti di questo fenomeno ammontano ogni anno a 60 miliardi di euro contro i 120 miliardi spesi in tutta l’Unione. Quello su cui occorre riflettere senza cedere a facili atteggiamenti anti europeisti sono le irregolarità nella gestione e nei controlli e le truffe ai danni dello Stato e dell’Ue per fondi che sono stati percepiti illegalmente e mai restituiti. Con una situazione del genere, più che contestare l’Europa dovremmo impegnarci a risanare le nostre strutture per guadagnare la fiducia degli altri Paesi dell’Unione, oltre a quella dei nostri concittadini».
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