Dopo tre anni di promesse, la Giunta Zaia non ha ancora scritto il famoso “codice etico della caccia”. E sapete perché? Perché non si può scrivere.
Parlare di etica nella caccia è un ossimoro, una contraddizione in termini: non esiste nulla di etico nell’uccidere animali inermi per divertimento.
Gli animali selvatici sono già sotto assedio a causa del consumo di suolo, pesticidi, agricoltura intensiva e cambiamenti climatici. E ora si vorrebbe pure insegnare ai cacciatori a ucciderli “eticamente”? Ma per favore.
Come può essere “sostenibile” un’attività che dissemina tonnellate di piombo nei campi, nei fiumi, nei laghi e nelle lagune, avvelenando tutto l’ecosistema?
Cosa c’è di etico nel tenere uccelli migratori in gabbiette luride per usarli come richiami vivi, incapaci persino di aprire le ali?
Ogni anno in Veneto:
• cittadini vengono feriti da colpi di fucile,
• proprietà e coltivazioni vengono danneggiate,
• cani sguinzagliati entrano in terreni privati e, in alcuni casi, uccidono animali domestici sotto gli occhi dei padroni.
Questa Giunta non ascolta né le associazioni animaliste né quelle degli agricoltori, ma tratta le associazioni venatorie come uniche interlocutrici, relegando tutti gli altri cittadini a serie B.
La verità è semplice: non hanno scritto quel codice perché non possono. Perché, nel profondo, sanno anche loro che la caccia è incompatibile con qualsiasi principio di tutela, rispetto e convivenza con la fauna selvatica.