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Zanoni (PD): “Dichiarazioni sessiste di Berlato, a distanza di un mese ancora silenzio dalla leader di Fdi Meloni e dalla Giunta regionale”

 Venezia, 21 gennaio 2020

“Che Fratelli d’Italia non prendesse posizione contro il consigliere Berlato per le sue uscite sessiste non ci sorprende, visto il cospicuo finanziamento dell’associazione venatoria di cui è presidente al partito di Giorgia Meloni, ben 70.000 euro. Restiamo perplessi, invece, sul silenzio dell’assessore regionale alle Pari opportunità e del presidente: è passato quasi un mese dalla pubblicazione di quella becera vignetta e non c’è stata alcuna reazione ufficiale”. È quanto afferma Andrea Zanoni, consigliere del Partito Democratico, che ha presentato un’interrogazione all’assessore Donazzan, sottoscritta dai colleghi Anna Maria Bigon, Graziano Azzalin e Francesca Zottis, oltre a Cristina Guarda della lista CpV, Erika Baldin, Jacopo Berti, Manuel Brusco e Simone Scarabel dei Cinque Stelle, Piero Ruzzante di LeU e Patrizia Bartelle di IiC) chiedendo se intenda intervenire “a tutela delle donne e in ottemperanza dei compiti istituzionali”. 

 

“Finora è mancata una presa di distanza netta da parte della Giunta. Le parole di Berlato, che già in passato si è reso protagonista di un episodio sessista nei confronti della collega Guarda, sono gravi  il silenzio del presidente Zaia e dell’assessore alle Pari opportunità Donazzan compromette la dignità istituzionale della Regione che pur come scritto nello Statuto, articolo 6 comma 1, ‘riconosce e valorizza le differenze di genere e rimuove ogni ostacolo che impedisce la piena parità tra uomo e donna’. Una mission incompatibile con le frasi di Berlato. Purtroppo però è gran parte del centrodestra che ha problemi con il genere femminile, a partire dal ‘capitano Salvini’ che per giustificare un candidato della Lega in Calabria parla del ‘revenge porn’ come scelta sessuale anziché di un reato nei confronti delle donne: il caso drammatico di Tiziana Cantone è lì a testimoniarlo.

 

Per non parlare del post in cui invitava un cantante in gara a Sanremo a ‘insultare le donne’ a casa propria anziché in tv, come se tra le mura domestiche fosse consentito. Sicuramente è consapevole che gran parte delle violenze avviene proprio in casa e in contesti familiari, rendendo perciò ancor più difficili le denunce. Dovrebbe semplicemente vergognarsi e, insieme a lui, chi non lo condanna”. 

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