ANDREA

ZANONI

Consigliere Regionale

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Sanità – Gruppo PD: “Zaia allontana il Servizio Pubblico dai cittadini e favorisce il Privato. Aumenta la spesa pro capite, sono i dati ministeriali a provarlo”

Venezia 13 feb. 2020 – 

“Nel 2018, i cittadini veneti hanno pagato di tasca propria la spesa sanitaria per un totale di 3 miliardi e 260 milioni di euro. Nel 2016, la spesa si è fermata a 2 miliardi e 920 milioni. Quindi 340 milioni in più che hanno gravato sui contribuenti.

 

La fonte di questi dati è il Ministero dell’Economia e delle Finanze – Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, non lo diciamo noi. Si tratta di una vera e propria tassa occulta della sanità regionale, altro che Veneto ‘Tax Free’”.

Con queste parole, il Capogruppo Dem a palazzo Ferro Fini, Stefano Fracasso, ha aperto la conferenza stampa del Partito Democratico, “per denunciare il progressivo smantellamento delle Strutture Sanitarie Pubbliche”.

“A fronte di un aumento complessivo della spesa sanitaria, in proporzione i cittadini pagano di più per curarsi presso Strutture Private – spiega il consigliere PD – Siamo al secondo o al terzo posto per spesa pro capite privata sanitaria in Italia. Nell’ultimo triennio abbiamo assistito a una crescita rilevante. Questo perché il Servizio Pubblico si sta allontanando dai cittadini, con riferimento ai luoghi in cui viene garantita l’assistenza, ai tempi entro cui vengono smaltite le Liste di Attesa, all’accessibilità dei Servizi. Il risultato è semplice: i veneti per curarsi sono costretti a rivolgersi al Privato, con conseguenti sacrifici per l’economia familiare”.

“Altro dato interessante – aggiunge Fracasso – i servizi garantiti dal Privato Accreditato, pagati con il Fondo Sanitario Regionale, ammontano negli ultimi tre anni, dal 2016 al 2018, a circa 1 miliardo e 600 milioni, importo che sul valore totale vale il 17 percento. Significa che i cittadini tirano fuori di tasca loro oltre 1 miliardo e mezzo di euro per pagare le prestazioni specialistiche. Evidentemente, i veneti trovano la Sanità Pubblica difficilmente accessibile”.

“Chiudo lanciando un allarme che viene dal Vicentino – informa il Capogruppo – l’Ulss ha messo a gara il Servizio di Salute Mentale, adottando criteri di selezione degli operatori economici che di fatto mettono fuori gioco le Ipab, che hanno gestito bene il settore per decenni. Vengono messi a rischio un centinaio di posti di lavoro”.

Claudio Sinigaglia ha spiegato ulteriori dati di fonte ministeriale “che interessano la Specialistica Ambulatoriale e che attestano la crescita a favore del Privato Accreditato. Ma pongo l’attenzione soprattutto sulla grande crescita del numero dei posti letto nel Privato, per l’accoglienza di pazienti provenienti da fuori regione. Nel 2013, il totale nel pubblico era di 240 posti, a fronte di 487 nel Privato; il ‘delta’ è drasticamente aumentato nel 2019: 85 posti totali nel pubblico, ben 587 nel Privato, ovvero 100 posti letto in più presso le strutture private”.

“Ed è lievitato anche il peso del Privato Accreditato nelle Strutture Ospedaliere, che ha in mano oltre il 70 percento della riabilitazione – evidenzia Sinigaglia – Il dato rappresenta oltre il 19 percento delle dimissioni ospedaliere. Ma il Governatore continua a sostenere che il peso del Privato è del 7 percento”.

“I dati del Ministero dimostrano, inoltre, che sono risultate poco efficaci le aperture dei servizi sanitari nelle ore serali, e nelle giornate prefestive e festive – prosegue il consigliere – 136.203 visite totali per la diagnostica nel 2018, su più di 4 milioni nel totale, che senso ha? E non sappiamo ancora i costi esatti che tutti gli Straordinari hanno comportato”.

“Chiudo denunciando ancora una volta la mancata riforma delle Ipab, ferma al 2001, Veneto unica regione inadempiente – denuncia Claudio Sinigaglia – Il valore delle quote sanitarie è fermo dal 2009, sempre 50 euro al giorno. Così aumenta la retta a carico delle famiglie, che adesso pagano dai 1800 ai 2mila euro al mese. Vi è una inaccettabile carenza delle impegnative: a fronte di quasi 33mila posti letto accreditati, ci sono 25mila quote sanitarie. Così si creano cittadini di serie B, senza la quota sanitaria, che dovranno accollarsi per intero il costo dell’accoglienza dei propri cari non autosufficienti. E in questo quadro sconfortante, la programmazione regionale sta favorendo i Privati commerciali speculativi, distruggendo così la rete delle Case di Riposo pubbliche, che hanno da sempre rappresentato il punto di riferimento della nostra regione in ordine ai servizi a favore degli anziani”.

Bruno Pigozzo denuncia “il clima di grande tensione che si respira tra quanti operano all’interno delle Strutture Pubbliche, spingendo così le professionalità verso il Privato, che può garantire un ambiente di lavoro più tranquillo e stipendi più alti. Ma così si smantella progressivamente il Servizio Pubblico, basta guardare alla situazione drammatica delle Liste di Attesa. Inoltre, il business privato nelle Case di Riposo sta sostituendosi alla Rete dei servizi territoriali, che era un punto fermo, una eccellenza del nostro sistema sociosanitario. La centralizzazione delle responsabilità assistenziali in capo ad Azienda Zero ha causato ingenti difficoltà nell’organizzazione e nell’erogazione dei servizi presso le Strutture Ospedaliere territoriali. I Direttori Generali delle Ulss stanno diventando meri esecutori, quasi fiscali, degli obiettivi loro assegnati”.

Per Anna Maria Bigon “mancano nel Pubblico non solo medici, ma anche infermieri e operatori sociosanitari. Ciò allunga le Liste di Attesa e crea differenze inaccettabili tra i cittadini, dato che chi può si rivolge al Privato Accreditato. Noi vogliamo invece garantire il diritto alla salute a tutti i veneti”.

Francesca Zottis parla “di una precisa scelta politica della Giunta Zaia di non aver ancora riformato le Ipab, operata per favorire la nascita di Strutture Private, dato che quelle Pubbliche non riescono più a essere competitive sul mercato. E stanno lentamente diminuendo anche gli investimenti nel Privato no profit”.

 

Andrea Zanoni porta all’attenzione un altro grave disagio “causato ai cittadini, soprattutto nella Marca Trevigiana, dalla razionalizzazione della spesa sanitaria. La riduzione del numero delle Ulss, da tre a una sola, nella provincia di Treviso, ha costretto i cittadini a coprire grandi distanze per accedere ai servizi.

 

La Struttura di riferimento è infatti a Motta di Livenza, al confine con il Friuli. C’è anche un costo sociale, dato che i familiari sono costretti a prendersi giornate di ferie per accompagnare i loro anziani. Ma chi è facoltoso, risolve ogni problema e si rivolge al Privato. Per noi questo non è giusto”.

 

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