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Ricerche in Adriatico di idrocarburi, Zanoni porta il caso delle indagini Spectrum in Europa

L’eurodeputato Andrea Zanoni ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea per chiedere indagini sulle ricerche di idrocarburi che la società norvegese Spectrum sta conducendo lungo le coste croate in Adriatico. «I metodi impiegati, con l’emissione ogni dieci secondi di un muro di onde sonore di 240, 260 decibel, sono fonte di inquinamento acustico subacqueo con possibili effetti negativi sul prezioso ecosistema marino»

 

«L’Ue indaghi sullo svolgimento dell’attività di ricerca subacquea di giacimenti di idrocarburi nel mar Adriatico mediante l’utilizzo di onde sonore». A chiederlo con un’interrogazione presentata alla Commissione europea è Andrea Zanoni eurodeputato ALDE, membro della Commissione ENVI Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare e vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere e la Conservazione degli Animali al Parlamento europeo.

 

«Dall’inizio di settembre del 2013, la società norvegese Spectrum sta effettuando la scansione dei fondali del mar Adriatico lungo le coste croate alla ricerca di giacimenti di idrocarburi, in particolare greggio e metano intrappolati nelle rocce, su un’area di 12 mila  chilometri quadrati -ha spiegato Zanoni –  L’attività di ricerca verrebbe effettuata gratuitamente e spontaneamente da parte della società senza quindi che sia stata indetta alcuna gara pubblica. La metodologia operativa utilizzata, è fonte di inquinamento acustico subacqueo con preoccupanti ripercussioni negative sull’ecosistema marino».

 

Secondo Sigrid Lüber, presidente dell’Organizzazione internazionale per la difesa del mare “Ocean Care”, la tecnica adoperata dallo speciale sottomarino è quella cosiddetta “2D”. «Questa modalità consistete nell’emissione ogni dieci secondi di un muro di onde sonore di 240, 260 decibel – ha aggiunto Zanoni – Per rendere l’idea, si tratta di suoni molto più forti di quelli che scaturiscono dai motori di un jet in fase di decollo, che non superano i 140 decibel. Secondo Draško Holcer, presidente dell’ONG croata Blue World Institute of Marine Research and Conservation (BWI), le specie ittiche più a rischio sarebbero i delfini e le balene che possono percepire le onde sonore anche a chilometri di distanza: onde di tale intensità danneggerebbero il loro sistema uditivo provocando lesioni ed emorragie e, a lungo andare, la loro fuga dall’habitat».

 

“Ocean Care” si è attivata per chiedere l’interruzione di tali attività almeno sino all’adozione di misure di contenimento del rumore e ha denunciato l’assenza di confronto pubblico con le Autorità, nonostante vi siano enormi rischi per il patrimonio ittico croato e per lo sviluppo turistico del Paese.

 

«Ho segnalato, inoltre, alla Commissione che lungo alcune coste italiane sempre dell’alto Adriatico stiamo assistendo ad una concomitante ecatombe di tartarughe marine comuni (Caretta caretta), con 165 esemplari morti in meno di due mesi – ha concluso Zanoni -. Sarebbe necessario indagare anche sulla strana concomitanza del fenomeno italiano con le ricerche in corso in Croazia. Per questi motivi ho ritenuto doveroso chiedere alla Commissione se nella procedura di ricerca ravvisi violazioni della normativa UE di settore e, nel caso, di contattare le Autorità croate»

 

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