A fine ottobre ho presentato una richiesta di accesso agli atti al Commissario straordinario di SIMICO S.p.A. per sapere con esattezza quali acceleranti sono stati utilizzati nei getti di calcestruzzo del cantiere per la riqualificazione della pista da bob Eugenio Monti a Cortina.
Perché? Perché in presenza di basse temperature, i getti di calcestruzzo necessitano di additivi acceleranti che garantiscono così la lavorabilità e lo sviluppo di resistenza anche in climi freddi. E, come abbiamo già scoperto nel caso della Superstrada Pedemontana Veneta, questi additivi contengono PFBA, una sostanza appartenente alla famiglia dei PFAS, altamente inquinante e pericolosa per la salute.
Abbiamo già visto cosa accade quando si minimizza l’impatto ambientale: 3 milioni di metri cubi contaminati da PFBA nei cantieri SPV e acque con livelli a 2000 nanogrammi/chilo. Vogliamo ripetere questo disastro anche alle Olimpiadi?
A Cortina ci era stato promesso un evento all’insegna della sostenibilità ambientale, ma finora stiamo assistendo all’esatto opposto, come nel caso dei 500 larici secolari rasi al suolo. Il mio compito è vigilare, e lo farò fino in fondo. In un Veneto già devastato dai PFAS, urge fare luce sui materiali utilizzati a Cortina.
Sono molto preoccupato e ora voglio sapere la verità. Cosa sta finendo sotto i nostri monti?