UNA CISTERNA “DIMENTICATA” INQUINA IL TORRENTE BOITE: ORA SERVONO VERITÀ E RESPONSABILITÀ

Lo scorso 27 giugno, a seguito della frana a Cancìa, nel torrente Boite, quella che ha bloccato la strada per Cortina, si è verificato un grave sversamento di gasolio da una cisterna interrata, causando un odore intenso e persistente avvertito da molti cittadini. L’intervento dei Vigili del fuoco, protezione civile e ARPAV per limitare i danni con panne assorbenti è durato per più di un giorno.
Secondo la Regione, gli idrocarburi sarebbero stati trattenuti alla diga di Vodo di Cadore, ma è già scattato un divieto di pesca a fini alimentari in alcune zone del Boite.
Ma perché quella cisterna era ancora lì? Chi doveva bonificarla, come previsto dalla legge? E quali sono i reali danni ambientali causati?
Per questo ho presentato un’interrogazione in Consiglio regionale: voglio sapere se ARPAV ha trasmesso gli atti alla magistratura, se la Regione si costituirà parte civile in caso di procedimento per danno ambientale e se i danni sono già stati quantificati.
Non possiamo permettere che colate di detriti e sversamenti pericolosi colpiscano ancora le nostre montagne. Questo disastro era evitabile. È ora di individuare le responsabilità.
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