Siamo al limite del collasso. La graduatoria per assegnare i medici di base in Veneto è stata un flop colossale: appena 129 incarichi assegnati su 1.943 in attesa. Appena il 7%.
Nella sola Marca trevigiana, la mia provincia, solo 19 posti coperti su 363, lasciando migliaia di cittadini senza medico.
Nel resto della regione non andiamo molto meglio: l’Ulss Dolomiti ha coperto 5 zone vacanti su 97; la Serenissima 23 su 244; la Veneto Orientale 4 su 95; la Polesana 4 su 119; l’Euganea 41 su 357; la Berica 15 su 182, la Pedemontana 3 su 147 e la Scaligera 15 su 339.
Il risultato? Pronto Soccorso presi d’assalto, medici e pazienti esasperati, sanità pubblica in ginocchio.
La professione del medico di base è stata ridotta a una corsa a ostacoli: carichi di lavoro inumani, burocrazia da incubo, responsabilità enormi. E così, sempre meno medici scelgono questo percorso.
Una situazione che si riflette anche nel mio comune, Paese, dove la tanto annunciata Casa di Comunità, finanziata dal PNNR, non è nemmeno partita.
Zaia continua a sbandierare una sanità modello tra conferenze stampa e tagli di nastri, ma la verità la raccontano i cittadini, ogni giorno alle prese con un sistema che li ha abbandonati.
Ho presentato un’interrogazione per chiedere interventi concreti. Senza medici di base, il sistema sanitario veneto crolla come un castello di carte.