Ci sono episodi che fanno indignare e riflettere. Durante una partita di basket a Motta di Livenza (TV), un’arbitra è stata costretta a sospendere l’incontro in lacrime dopo aver ricevuto insulti sessisti inaccettabili. E tutto questo proprio l’8 marzo, la Giornata internazionale della donna. A rendere il tutto ancora più grave il fatto che siano arrivati da una madre.
Non è la prima volta che questa giovane professionista subisce attacchi del genere: già lo scorso dicembre, in una partita di Serie C femminile, era stata bersaglio di ingiurie, portando alla squalifica della squadra per due giornate. Questo dimostra che il problema è ben più ampio: nel mondo dello sport, come nella società, il linguaggio dell’odio sta diventando “normale”. Sessismo, razzismo e discriminazione non possono essere minimizzati come semplici “sfoghi da stadio”.
Non possiamo permettere che lo sport, ambito simbolo di rispetto e inclusione, diventi palestra per i leoni da tastiera e da spalti, la culla della sottocultura dell’odio,
E invece assistiamo addirittura a genitori che, invece di dare il buon esempio, spargono odio e veleno davanti ai propri figli. Un segnale allarmante, che dimostra quanto servano ancora educazione e sensibilizzazione, soprattutto nelle nuove generazioni.
La Regione Veneto, in questo, deve fare la sua parte! Non basta condannare questi episodi solo quando fanno scalpore.
Massima solidarietà ad Alice Fornasier per il coraggio dimostrato. Non lasciamola sola! Continuerò a denunciare episodi simili, a lottare per evitare che tutto passi nella totale indifferenza, che conformismo e qualunquismo diventi terreno fertile di ogni forma di discriminazione.
Ogni donna, ogni persona in un campo sportivo, al lavoro, per strada, ovunque deve essere rispettata e sentirsi sicura.