IL VENETO SOTTO ACCUSA DELL’EUROPA PER BEN 7 INFRAZIONI CHE PER L’ARIA POTREBBERO COSTARCI MEZZO MILIARDO DI EURO

Da anni la nostra Regione continua a ignorare le normative europee sull’ambiente.
Le 7 infrazioni incriminate e costosissime riguardano la cattiva gestione delle acque reflue urbane, l’inquinamento da PM10 e PM2.5, violazione della Direttiva sulla protezione delle acque dall’inquinamento da nitrati di origine agricola (spargimento dei liquami dei troppi allevamenti intensivi nelle nostre campagne); mancato completamento della designazione dei siti Rete Natura 2000; mancata designazione delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e adozione delle misure di conservazione ai sensi della Direttiva Habitat.
E, nonostante una sentenza di condanna della Corte di Giustizia del 2020, la Regione continua a violare la Direttiva Aria, aggravando una situazione già disastrosa e, per giunta, destinata a peggiorare.
Infatti, in sede europea i nuovi limiti di PM10 entro il 2030 passeranno da una media annua di 40 microgrammi al metro cubo a 20, anche se comunque l’OMS richiederebbe un limite di 15 microgrammi per metro cubo.
Questa irresponsabilità potrebbe costarci carissima. La legge in materia prevede che lo Stato si rivalga sulle Regioni per le infrazioni ambientali e il conto per il Veneto potrebbe essere salatissimo: circa mezzo miliardo di euro. E tutto perché Zaia e la sua squadra continuano a prendere sottogamba la gravità della situazione.
D’altra parte, cosa possiamo aspettarci da un Presidente che viola personalmente le proprie norme regionali, come il divieto di bruciare biomassa, quando dà fuoco alle cataste di legna, i cosiddetti Panevin dell’Epifania?
n foto: articolo del Gazzettino del 19 10 2024
Dopo la Pedemontana, si prospetta una nuova voragine nei conti regionali e sempre sulla pelle e sulle tasche dei cittadini.
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