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Zanoni: “L’Italia introduca la responsabilità civile per i titolari delle aziende che inquinano. Mai più come a Tezze sul Brenta”

La Commissione europea risponde a Zanoni sull’inquinamento e la bonifica di Tezza sul Brenta (VI). Contrariamente alle indicazioni europee, l’ordinamento italiano non prevede la responsabilità civile di chi inquina. “Le aziende italiane devono assumersi la responsabilità di quanto la loro attività causa all’ambiente. Non basta dichiarare fallimento per farla franca”. Dal 2014 regole più severe su suolo e falde acquifere.

“Purtroppo in Italia, contrariamente a quanto prevede l’Europa, chi inquina non paga grazie alla non responsabilità civile dei titolari di una azienda che causa danni o disastri ambientali in caso di fallimento”. E’ l’amaro commento di Andrea Zanoni, Eurodeputato IdV e membro della commissione ENVI Ambiente, alla risposta del Commissario Ue all’Ambiente Janez Potočnik alla sua interrogazione sull’inquinamento della falda acquifera causato dai rifiuti liquidi della Galvanica PM a Tezze sul Brenta (VI). “La norma europea che prevede che a sostenere la bonifica del sito e i relativi i costi siano i diretti responsabili è entrata in vigore nel 2007, ma il disastro di Tezze è antecedente a questa data, quindi paghiamo le conseguenze della lacuna dell’ordinamento italiano. Inoltre in Italia basta che i titolari di un’azienda dichiarino fallimento per lavarsi di dosso tutte le responsabilità”.

Sotto accusa il versamento illegale di rifiuti liquidi contenenti sostanze nocive, quali cromo e nichel, che hanno avvelenato la falda acquifera e il suolo fino a 25 metri di profondità nel comune di Tezze sul Brenta, e che ha interessato anche le falde acquifere dei vicini comuni di Cittadella, Fontaniva e Tombolo, in provincia di Padova, da parte dell’impresa di cromatura Galvanica PM, precedentemente Tricom Spa e Junior costruzioni meccaniche/Cromatura Zampierin sas.

“E visto che l’ordinamento italiano non prevede alcuna concreta responsabilità civile per i proprietari dell’azienda fallita, l’intero processo di bonifica resta sulle spalle della collettività, il che è uno scandalo”, afferma l’Eurodeputato.

 
L’eurodeputato riferisce anche che “la Commissione ha ribadito come nel quadro della direttiva quadro sulle acque (direttiva 2000/60/CE) e della direttiva sulla protezione delle acque sotterranee (direttiva 2006/118/CE) si prevede che quest’anno gli Stati membri presentino alla Commissione i loro piani di gestione dei bacini idrografici”. “Insomma i nodi verranno al pettine – incalza Zanoni – dal momento che nei piani di gestione si deve dire come mantenere le acque a un determinato livello di purezza e se non saranno fatti gli eventuali interventi di bonifica scatterà una procedura d’infrazione”.

Ufficio Stampa Eurodeputato Andrea Zanoni

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