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Idrocarburi in Adriatico, l’UE avverte la Croazia: tutelare l’ecosistema marino

Il Commissario Ue all’Ambiente risponde all’interrogazione dell’eurodeputato PD Andrea Zanoni sulle ricerche di idrocarburi in Adriatico: rispettare le direttive Habitat, Uccelli e Ambiente marino. Zanoni: “Sorveglierò costantemente l’andamento di queste ricerche per il bene dell’intero ecosistema adriatico. La recente moria di tartarughe fa temere il peggio”

“Gli operatori devono rispettare le disposizioni delle direttive Uccelli e Habitat, sotto la responsabilità dell’autorità competente croata. Gli Stati membri devono adottare provvedimenti che vietino di perturbare deliberatamente le specie marine rigorosamente tutelate come i cetacei e le tartarughe marine, in conformità della direttiva Habitat”. È la risposta del Commissario Ue all’Ambiente Janez Potočnik all’interrogazione dell’eurodeputato PD Andrea Zanoni, membro della commissione ENVI Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo, sulle ricerche di idrocarburi che la società norvegese Spectrum sta conducendo lungo le coste croate in Adriatico. “La Commissione è attualmente impegnata a verificare se tutti gli obblighi sono stati rispettati ed è in attesa che le autorità croate competenti le forniscano chiarimenti sul progetto in questione”.

 

“Le autorità croate sono quindi avvisate: o si rispettano le normative ambientali europee oppure si incorre in una procedure d’infrazione. Vista la vicinanza con le coste del Nord Est italiano, sorveglierò molto da vicino lo svolgimento di questi lavori e non esiterò a denunciare a Bruxelles eventuali rischi per l’ecosistema marino”, commenta Zanoni.

 

La risposta del Commissario Ue parla chiaro: “Tra gli elementi da tenere in considerazione per il rilascio dei permessi, ci sono gli effetti prodotti sugli ecosistemi marini e sugli habitat vulnerabili, e ciò nel rispetto del protocollo offshore della Convenzione di Barcellona per la protezione dell’ambiente marino e del litorale del Mediterraneo, alla quale l’UE ha aderito nel 2012”.

 

“Ho già avuto modo di denunciare a Bruxelles la preoccupante moria lungo alcune coste italiane dell’alto Adriatico di tartarughe marine comuni (Caretta caretta), con 165 esemplari morti in meno di due mesi affinché si verifichino eventuali collegamenti con le ricerche di idrocarburi”, aggiunge l’eurodeputato.

 

Potočnik aggiunge che “la direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino (2008/56/CE) obbliga gli Stati membri a elaborare strategie per l’ambiente marino per conseguire un buono stato ecologico delle acque entro il 2020. L’inquinamento acustico subacqueo costituisce uno dei principali problemi da affrontare”.

La Commissione conclude facendo sapere che “i Direttori delle Acque degli Stati membri hanno approvato recentemente un documento, di prossima pubblicazione, contenente delle linee guida per il monitoraggio dell’inquinamento acustico subacqueo”.

 

Zanoni recentemente aveva sollevato anche il problema di possibili disastri simili a quello avvenuto nel golfo del Messico con la BP, nel caso venissero realizzate in Adriatico decine di piattaforme per l’estrazione del petrolio (vedi comunicato)

 

NOTE

 

Dall’inizio di settembre del 2013, la società norvegese Spectrum sta effettuando la scansione dei fondali del mar Adriatico lungo le coste croate alla ricerca di giacimenti di idrocarburi, in particolare greggio e metano intrappolati nelle rocce, su un’area di 12 mila chilometri quadrati.  L’attività di ricerca verrebbe effettuata gratuitamente e spontaneamente da parte della società senza quindi che sia stata indetta alcuna gara pubblica.

 

Secondo Sigrid Lüber, presidente dell’Organizzazione internazionale per la difesa del mare “Ocean Care”, la tecnica adoperata dallo speciale sottomarino è quella cosiddetta “2D”. Questa modalità consistete nell’emissione ogni dieci secondi di un muro di onde sonore di 240, 260 decibel. Per rendere l’idea, si tratta di suoni molto più forti di quelli che scaturiscono dai motori di un jet in fase di decollo, che non superano i 140 decibel. Secondo Draško Holcer, presidente dell’ONG croata Blue World Institute of Marine Research and Conservation (BWI), le specie ittiche più a rischio sarebbero i delfini e le balene che possono percepire le onde sonore anche a chilometri di distanza: onde di tale intensità danneggerebbero il loro sistema uditivo provocando lesioni ed emorragie e, a lungo andare, la loro fuga dall’habitat.

 

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