La presa di posizione viene dai consiglieri regionali che compongono l’Intergruppo Tutela Animali: i dem Andrea Zanoni e Anna Maria Bigon, assieme al portavoce delle opposizioni Arturo Lorenzoni e all’esponente di Europa Verde, Cristina Guarda. I quattro consiglieri hanno presentato un’interrogazione, primo firmatario Zanoni, in merito alla vicenda accaduta lo scorso 3 novembre a Montemezzo di Sovizzo presso il locale centro di Terapie assistite con gli animali.
“Gli ospiti del centro terapeutico che si trovavano nel cortile esterno della struttura, assieme a tre asinelli rinchiusi nel loro recinto, sono stati costretti a rifugiarsi di fretta all’interno dello stabile, dato che la proprietà è stata letteralmente bersagliata da una pioggia di pallini di fucile da caccia. I presenti – questa la ricostruzione – hanno riferito di aver sentito in seguito ulteriori colpi di fucile, uno dei quali ha purtroppo colpito un’asinella, che, in preda al terrore ha rotto la recinzione della proprietà ed è fuggita. L’animale, recuperato solo dopo pazienti ricerche, è stato ritrovato con ferite da pallini da caccia sul muso, vicine agli occhi, che fortunatamente non ne hanno compromesso la vista. I testimoni hanno inoltre sostenuto di aver notato, poco prima dell’evento, una persona in abbigliamento militare, con tanto di berretto; sempre prima degli spari è stato anche visto, nei pressi della struttura, un cane da caccia. Le indagini purtroppo non hanno ancora permesso di identificare l’autore/gli autori di questo ennesimo atto criminale, che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi”.
Zanoni, Bigon, Lorenzoni e Guarda ricordano i contenuti della mozione che ancora deve essere discussa in aula “con la quale abbiamo messo nero su bianco una serie di misure da adottare per evitare queste situazioni. A cominciare dall’obbligo per i cacciatori di indossare una pettorina con un codice alfanumerico per facilitarne l’identificazione anche in caso di incidente: se l’avesse indossata, il responsabile dell’episodio di Sovizzo sarebbe stato già identificato. Ma sono inoltre necessari: il raddoppio delle distanze di sicurezza da edifici e strade nell’attività di caccia; il divieto di iscrizione agli Ambiti Territoriali di Caccia e Comprensori Alpini per almeno 10 anni per chi causa incidenti violando le distanze di sicurezza da strade e abitazioni; la revoca del tesserino di caccia con il divieto di rilascio di un nuovo tesserino per almeno 10 anni per chi causa incidenti violando le distanze di sicurezza da strade e abitazioni”.
Infine la domanda posta all’assessore regionale con delega alla caccia: “cosa intende fare, con inderogabile urgenza, per impedire ai folli autori di questi gesti criminali di poter continuare, impuniti, a mettere a repentaglio la vita di persone e animali?”.