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VENETO, NUMERI DA ZONA ARANCIONE PER LE TERAPIE INTENSIVE: NON BASTA CAMBIARE LA DEFINIZIONE DI POSITIVI PER RISOLVERE I PROBLEMI

Il Veneto ha già numeri da zona arancione non solo per l’incidenza di contagiati ogni 100mila abitanti, ma anche e soprattutto per l’occupazione delle terapie intensive. Non basta auspicare una revisione delle regole così da non cambiare colore per risolvere i problemi. Il report Gimbe “certifica come sia già stato raggiunto il parametro di riempimento delle terapie intensive (20%); mentre l’unico dato da giallo è quello dei letti in area non critica (25%). Modificare la definizione di positivo, escludendo i pazienti senza sintomi, come auspicato da Zaia, serve ad abbassare i numeri, ma non è certo risolutivo perché rischiamo di lasciare ‘liberi’ tanti asintomatici consentendo al virus, grazie alle minori restrizioni, di continuare a correre. Il vero tema rimane quello dei posti letto e delle difficoltà della sanità pubblica. La priorità è potenziare la medicina generale anziché farla esplodere, i ringraziamenti ai medici del presidente, Zaia per quanto doverosi, lasciano il tempo che trovano. La Regione deve lavorare affinché in tutto il Veneto si avvii un’interazione tra pubblico e privato convenzionato, anziché una divisione di servizi che costano al pubblico e rendono al privato. Dopo due anni avrebbe dovuto essere evidente la necessità di un tavolo serio con la medicina generale e le diverse professionalità per cambiare strategia formativa ed organizzativa. Andrea Zanoni Giacomo Possamai Anna Maria Bigon Francesca Zottis Vanessa Camani Jonathan Montanariello

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