ANDREA

ZANONI

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Ucraina, per salvare i randagi ci vogliono fatti non parole

Le autorità ucraine mi hanno risposto alla lettera con cui ho chiesto lo stop immediato delle uccisioni di cani e gatti randagi. Tante belle parole ma niente fatti. E intanto la stage continua, come mi confermano i volontari. Kiev non si nasconda dietro le belle promesse.

Il dramma delle uccisioni di massa di cani in Ucraina ha bisogno di fatti, non parole. Solo così si può commentare la risposta delle autorità ucraine (datata 13 aprile ma ricevuta solo in questi giorni) alla mia lettera del 20 febbraio scorso, poi cofirmata in tutto da 22 Eurodeputati (tra cui i colleghi IDV Niccolo’ Rinaldi, Sonia Alfano, Gianni Vattimo e Giommaria Uggias) con la quale ho chiesto un serio impegno per fermare il massacro di cani e gatti randagi in vista di Euro 2012.

Secondo la risposta, l’Ucraina dovrebbe essere il paradiso in Terra per tutti i randagi. Le immagini dei massacri che invece tutti noi abbiamo sotto gli occhi ci dimostrano come la realtà sia ahimè ben diversa” (VIDEO) .

 

Il Ministro all’Ambiente ucraino Mykola Zlochevskyi, che secondo le associazioni animaliste del Paese non sarebbe più nemmeno in carica dal 20 aprile scorso, ha risposto alla lettera che ho indirizzato al Presidente Victor Yanokovych e al Premier Mykola Azarov. Secondo il Ministro, le autorità ucraine starebbero facendo il massimo per fermare le stragi e gestire il randagismo nel Paese nel migliore dei modi. Nella risposta si parla di leggi approvate per la tutela dei randagi, ripari e addirittura cliniche mobili per le sterilizzazioni. Peccato che quello che i volontari continuano a vedere sono uccisioni, maltrattamenti e avvelenamenti, e l’unica cosa mobile che è stata avvistata nei mesi scorsi è stato un forno crematorio utilizzato per bruciare le carcasse dei poveri animali ammazzati a fucilate, bastonate o avvelenati.

 

Il fatto che le autorità ucraine ammettano il problema è una mezza buona notizia, ma le promesse e le belle intenzioni non bastano di certo a risolvere la silenziosa strage che continua ad essere compiuta giorno dopo giorno nelle strade delle cinque città che ospiteranno le partite di Euro 2012. I volontari sul campo con sono in stretto contatto, raccontano infatti una realtà ben diversa da quella che si legge nella lettera di risposta, una realtà dove avvelenamenti e maltrattamenti sono tutt’altro che scomparsi. La legge sulla protezione dei randagi dai maltrattamenti approvata nel 2006 di cui parlano le autorità ucraine è restata sostanzialmente sulla carta. Fare una legge infatti non basta, poi bisogna metterla in pratica.

 

Andrea Cisternino, fotoreporter italiano a Kiev e delegato Oipa, mi ha confermato i miei dubbi: Non è stato fatto niente, e di canili, Cisternino ne conosco uno solo, dove per di più i cani vengono uccisi solo dopo tre giorni. Le autorità ucraine devono intervenire veramente, e non solo a parole, per fermare la strage dei randagi affinché una volta finiti gli Europei 2012 non si spengano i riflettori su questa strage silenziosa e sanguinaria.

 

Andrea Zanoni

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