ANDREA

ZANONI

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La crisi del debito “ambientale”

Il 22 agosto scorso è stato il l’Earth Overshoot Day. Di cosa si tratta? E’ il rapporto fra la biocapacità globale (ossia l’ammontare di risorse naturali che la Terra è in grado di generare ogni anno) e l’impronta ecologica (la quantità di risorse e di servizi che richiede l’umanità). Il 22 agosto è stato il giorno in cui il consumo di beni naturali nel mondo ha superato la quantità prodotta nell’intero 2012. Vi chiederete perché mi viene in mente proprio oggi. Ebbene tornato a Bruxelles, dove è ripresa l’attività parlamentare, mi sono trovato di fronte un’Europa tutta concentrata sulle ultime decisioni della Bce e di Mario Draghi, sulle ultime strategie per contrastare la crisi del debito. Ebbene, l’Earth Overshoot Day ci mostra come tra i debiti più gravi e importanti che la nostra società dovrebbe affrontare non c’è solo quello economico o finanziario, bensì anche quello ambientale. L’attualità degli ultimi mesi, però, ci mostra che troppo spesso l’Italia, l’Europa e il mondo intero si decidono a fare qualcosa solo di fronte alle emergenze.
Ideato dalla New economics foundation di Londra, questo giorno simbolico ci mostra l’andatura progressiva dei consumi di risorse naturali dell’uomo sulla Terra. Un consumo che da anni, da decenni e forse più, è in continua ascesa. Il primo Overshoot Day è stato il 19 dicembre 1987. Tre anni dopo, nel 1990 il giorno del sovra-consumo era già passato al 7 dicembre, e dieci anni dopo (1997) al 26 ottobre. L’anno scorso il deficit ecologico è stato raggiunto il 27 settembre. Quest’anno è stato anticipato di quasi un mese intero, il 22 agosto. Di questo passo, secondo gli scienziati, entro la metà del secolo il mondo avrà bisogno di due pianeti per far fronte ai propri consumi. Il problema è che un pianeta, se andiamo avanti così non ci sarà più.

Terremoti, alluvioni ed enormi siccità sono i sintomi di un pianeta che si sta ammalando sempre di più a causa dell’attività umana sempre più sconsiderata e irrazionale. Passano gli anni ma il territorio e le sue risorse, comprese le forme di vita che sulla terra vivono, continuano ad essere visti come meri mezzi di arricchimento o divertimento, con buona pace del prezzo da pagare, che tanto sarà pagato da un’altra generazione. Per averne dagli esempi non c’è nemmeno bisogno di andare nella lontana Cina o India, due giganti industriali che stanno sacrificando l’intero pianeta per portarsi al livello dei grandi del mondo, basta guardare la nostra piccola Italia. Quanti furbetti, scavatori, e avidi uomini d’affari cercano ogni giorno di depredarla sempre di più, di costruire nel più remoto angolo di verde, di buttare altro cemento tra le nostre case, di intossicare i nostri campi con i loro veleni. Solo nel mio Veneto gli esempi sono moltissimi, innumerevoli. Solo grazie all’impegno di migliaia di cittadini che come me non si vogliono arrendere di fronte a questo oltraggio stiamo riuscendo a tenere il piede sul freno di un “progresso” che non guarda in faccia niente e nessuno.

Ecco che tornato a Bruxelles, dove non si parla altro che di debito e crisi, mi è venuto in mente quest’altro enorme debito che il nostro comportamento sconsiderato e miope sta accumulando anno dopo anno, cemento su cemento. La mia paura è che ce ne renderemo conto troppo tardi, quando il conto da pagare sarà troppo alto per essere estinto, quanto due pianeti per saziare la nostra ingordigia non basteranno più. E quello che è peggio, è che con l’ambiente non basterà Mario Draghi a riportare la tranquillità, il pianeta non è volatile come i mercati, per riportare l’equilibrio ci vorrà ben altro, anzi ci vuole ben altro già oggi, ci vuole prevenzione.

In Europa, nel mio primo anno da eurodeputato, ho fatto il massimo affinché l’ambiente, la tutela degli animali e della nostra salute non vengano dimenticate sullo sfondo di una crisi economica che sta offuscando con la sua grandezza tutto il resto. Per me l’Earth Overshoot Day è stato un momento di riflessione, un momento che ho voluto condividere con voi tutti.

Andrea Zanoni

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