ANDREA

ZANONI

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Il riscaldamento globale del clima terrestre è colpa dell’Uomo

Un rapporto pubblicato in questi giorni dal Comitato intergovernativo sul cambiamento climatico IPPC dell’Onu conferma dati alla mano l’influenza dell’attività umana sul cosiddetto “climate change”. Nonostante i negazionisti del cambiamento climatico continuino a mettersi le mani sugli occhi, l’evidenza scientifica è incontestabile: la continua emissioni di CO2 in atmosfera è tra le cause dirette della febbre del nostro pianeta.

Il rapporto Onu evidenzia come la temperatura media della Terra dovrebbe aumentare da 0,3 a 4,8 gradi centigradi e il livello del mare aumentare da 26 a 82 centimetri entro il 2100. Secondo l’esperto Onu Sandro Fuzzi, “la concentrazione di biossido di carbonio (CO2) nell’atmosfera è cresciuta di più del 20% rispetto al 1958 e di circa il 40% dal 1750”.  Lo scienziato aggiunge che “è probabile al 95-100% che le attività antropiche, uso dei combustibili fossili e deforestazione, abbiano causato più della metà dell’aumento di temperatura osservato, che a sua volta ha causato il riscaldamento degli oceani, lo scioglimento dei ghiacci, l’acidificazione degli oceani, l’innalzamento dei mari e l’intensificarsi di alcuni fenomeni estremi nella seconda metà del 20 secolo”. “Le emissioni di gas serra stanno causando cambiamenti climatici in tutte le aree del pianeta, anche se non in misura uniforme, molti dei quali persisteranno per secoli – spiega Fuzzi – Per arginare questo circolo vizioso occorrono urgenti e importanti riduzioni delle emissioni di CO2 e degli altri gas serra”.

 

Non è un mistero che ciascuno degli ultimi tre decenni è stato più caldo dei precedenti. Dall’inizio del XX secolo la temperatura media del pianeta è cresciuta di 0,89 gradi, mentre il livello del mare è cresciuto in media di 19 centimetri. Purtroppo il nuovo rapporto conferma le tendenze sui cambiamenti climatici in atto, in particolare l’aumento della temperatura dell’atmosfera e degli oceani, l’incremento del livello del mare e la diminuzione dell’estensione e del volume del ghiaccio terrestre riscontrati sin dal 1950.

 

L’Europa ha già messo nero su bianco come combattere inquinamento e cambiamento climatico con la sua strategia EU2020 e la più lungimirante Road map 2050. Adesso bisogna passare dalle parole ai fatti. Un primo passo è senza dubbio lo stop ai sussidi alle fonti di energia fossile e maggior finanziamenti a quelle rinnovabili. Poi bisogna aumentare le aree naturali a livello globale, proprio come abbiamo sottolineato al Parlamento europeo il 15 marzo 2012 approvando l’ambiziosa relazione del collega Alde, Chris Davies, che chiede alla Commissione europea più coraggio per abbattere le emissioni del 90 per cento entro il 2050 rispetto ai valori del 1990.

 

L’Europa deve dimostrare ancora più coraggio di quanto fatto finora e i suoi Paesi membri, a partire dall’Italia, devono fare il possibile per mettere in pratica politiche virtuose e sostenibili. E i negazionisti del cambiamento climatico (politici inclusi) dovrebbero mettere da parte gli interessi dei loro amici petrolieri e simili, e pensare solo a quelli del pianeta su cui loro e tutti noi viviamo.

 

Andrea Zanoni

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