ANDREA

ZANONI

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Centrali a biogas/biomasse, sì ma non a danno dell’ambiente

Troppo spesso si costruiscono centrali biogas/biomasse in luoghi non adatti, come aree naturali, in prossimità di corsi d’acqua e in zone già soggette ad un pesante inquinamento atmosferico. In Italia molti di questi progetti sembrerebbero essere stati autorizzati senza i necessari approfondimenti istruttori e le necessarie prescrizioni a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini.

 

Il Commissario Ue all’Ambiente Janez Potočnik ha risposto ad una  mia interrogazione con la quale avevo chiesto di verificare la compatibilità dell’ordinamento italiano relativo all’autorizzazione di queste centrali con la normativa ambientale europea. Purtroppo ad oggi l’attuale Direttiva 2011/92/UE (direttiva VIA) prevede uno screening solo per gli impianti con una potenza termica non superiore a 50 MW. Attenzione però: nella sua risposta, il Commissario Potočnik mi ha fatto sapere che nel dicembre 2013 la Commissione, nell’ambito del pacchetto Aria pulita, ha adottato una proposta di direttiva sugli impianti di combustione medi, ovvero che mira a disciplinare le emissioni di particolato, di diossido di zolfo e di ossidi di azoto provenienti dalla combustione di combustibili fossili e biomassa presso impianti aventi una potenza termica nominale compresa fra 1 e 50 MW”.

 

Ritengo fondamentale rendere obbligatoria la valutazione degli impianti di biogas e biomassa anche ai valori inferiori a 50 MW, non è un mero cavillo burocratico, ma un’esigenza che tiene in considerazione le criticità del nostro territorio. La proposta della Commissione è molto importante e il Parlamento europeo avrà un ruolo determinante affinché sia incisiva e imponga l’obbligo di una procedura autorizzativa serissima anche per tutti i piccoli impianti. Spero che il 25 maggio, giorno in cui si svolgeranno le elezioni europee, io possa essere riconfermato eurodeputato dagli elettori in modo da poter seguire l’iter di questa nuova norma o addirittura di diventarne il relatore per il Parlamento Europeo, come è accaduto per la nuova Direttiva VIA.

 

Andrea Zanoni

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