ANDREA

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Caccia, storica sentenza contro i richiami vivi

La Corte di Cassazione ha riconosciuto il reato di maltrattamento nel caso di richiami vivi prigionieri nelle piccole gabbie usate dai cacciatori. Invito tutte le guardie venatorie, volontarie e non, a denunciare i possessori degli uccelli detenuti nelle gabbie usualmente utilizzate dai cacciatori. Le Regioni con questa sentenza dovranno chiudere definitivamente i roccoli autorizzati alla cattura di questi poveri uccelli.
La sentenza di Cassazione (la numero 1298/2011) riconosce la colpevolezza di tre imputati residenti nella provincia di Verona accusati di aver rinchiuso uccelli in gabbie troppo anguste per utilizzzarli come richiami vivi (reato di maltrattamento). Ecco che la Corte di Cassazione ha confermato quanto io e vari esperti, nonché numerosi veterinari, stiamo sostenendo a gran voce da troppo tempo. Ora la caccia con richiami vivi è reato e i cacciatori che li utilizzano, segregandoli a vita in quelle minuscole gabbiette, possono essere multati. Questa giurisprudenza metterà finalmente fine alla parola “richiami vivi”.

Nel testo della sentenza si legge che “il detenere uccelli in gabbie anguste piene di escrementi, essendo l’inadeguata dimensione delle gabbie attestata dal fatto che gli uccelli hanno le ali sanguinanti, avendole certamente sbattute contro la gabbia in vani tentativi di volo, integra il reato di cui all’articolo 727 comma 2 del Codice Penale poiché, alla luce del notorio, nulla più dell’assoluta impossibilità del volo è incompatibile con la natura degli uccelli”.

Invito tutte le guardie venatorie, volontarie e non, a denunciare i possessori di richiami vivi detenuti nelle piccole gabbie comunemente utilizzate da tutti i cacciatori. Personalmente mi sto battendo da anni per quella che ho sempre denunciato come una delle pratiche più crudeli usate dai cacciatori, che tra l’altro è anche in palese violazione della Direttiva Uccelli 2009/147/CE. Mi riferisco anche alla cattura con le reti da uccellagione di uccelli migratori negli impianti autorizzati dalle Regioni, destinare alla caccia da appostamento fisso, nonostante il parere sfavorevole dell’Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (ISPRA). A maggio 2012, in commissione Ambiente, ho presentato un emendamento alla relazione sulla “Strategia dell’unione europea per la protezione e il benessere degli animali 2012-2015”, prevedendo “l’inclusione di misure volte a risolvere il problema del possesso di uccelli selvatici, catturati o allevati, utilizzati come richiami vivi nella caccia di uccelli migratori, in condizioni incompatibili con la loro natura”. Lo scorso dicembre, con alcuni rappresentanti della Lega per l’abolizione della caccia (LAC) e del Commitee Against Bird Slaughter (CABS) ho consegnato circa 18 mila firme alla Presidente della Commissione Petizioni al Parlamento europeo, Erminia Mazzoni, per chiedere il divieto in tutta Europa dell’utilizzo di uccelli selvatici come richiami vivi.

In Italia, ogni anno assistiamo impotenti alla morte di migliaia di piccoli volatili vittime indifese della lobby dei cacciatori. Vengono catturati esemplari anche di specie in declino, come l’Allodola classificata “vulnerabile” e inserita nella lista rossa degli uccelli nidificanti nel nostro Paese e in pericolo di estinzione. Dopo la cattura, questi poveri uccelli vengono detenuti tutta la vita in gabbie piccolissime che non permettono loro nemmeno di aprire le ali. Si atrofizzano i muscoli, le zampe si ricoprono di piaghe e ulcere, il tasso di mortalità è impressionante. Da oggi, alla luce di questa rivoluzionaria sentenza, i cacciatori dovranno dire addio ai richiami vivi e la Regione può chiudere una volta per tutte con le autorizzazioni dei roccoli per catturare questi poveri uccelli destinandoli a morte certa».
 
Andrea Zanoni

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