ANDREA

ZANONI

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1 maggio, ma quale lavoro?

Secondo l’Istat in Italia il tasso di disoccupazione in Italia è passato dal 6,4% del 1977 al 10,7% del 2012. La situazione è particolarmente amara per il Mezzogiorno, dove i senza lavoro sono passati dall’8,0% del 1977 al 17,2% del 2012. Neanche a dirlo il mercato del lavoro si chiude sempre di più per i giovani. Il tasso di disoccupazione giovanile è ormai impazzito, superando quota 37% a fine 2012. Insomma quest’anno sembra difficile più che mai festeggiare il primo maggio, e questo perché i lavoratori in Italia sono sempre di meno.

 

Sarà per la crisi economica, sarà per il perdurare della recessione, sarà per l’incapacità della  nostra classe politica nazionale di rispondere alle più importanti sfide del presente e del futuro, ma il lavoro sta sempre di più diventando un privilegio piuttosto che un diritto. Ai nostri ragazzi non stiamo soltanto togliendo la possibilità di vivere in modo indipendente ma anche la possibilità stessa di realizzarsi e di avere un futuro.

 

Donne e uomini, nessuno è risparmiato da questa disoccupazione galoppante. L’Istat rivela che per gli uomini si è passati dal 18,1% al 33,7%, e per le donne dal 25,9% al 37,5%. Il divario tra il tasso di disoccupazione dei 15-24enni e quello complessivo è andato progressivamente allargandosi dai 15,3 punti del 1977 ai 24,6 del 2012. Ma continuare a snocciolare le cifre non fa che rendere più cupa la situazione.

 

Il fatto che i governi nazionali, con la sponda delle istituzioni europee, abbiano puntato solo a misure di austerità per uscire da questa spirale recessiva si è rivelata una scelta sbagliata e miope. I disoccupati sono cresciuti non solo in Italia ma in tutti i Paesi dell’eurozona, e con loro l’abbassamento del livello di vita dei loro cittadini, sempre più poveri e sempre più disperati.

 

Purtroppo, con un occhio sull’Italia, la nostra classe politica nazionale si è rivelata completamente incapace di trovare soluzioni concrete a un problema reale. La storia ci insegna che dalle grandi crisi economiche si esce soltanto guardando al futuro, innovando e cercando soluzioni nuove. La miopia della nostra classe dirigente (e non solo politica) ha portato invece a licenziamenti collettivi e ad aziende che chiudono, con ovvie ricadute dirette su migliaia di famiglie italiane.

 

Mi viene in mente un esempio, una goccia nel mare di quello che si sarebbe potuto fare. Recentemente un’azienda ferrarese di scope che stava per fallire e che è stata salvata grazie ai costi più bassi del granulato di plastica ricavato dal riciclo” (400 euro contro i 3000 per una tonnellata di granulato ricavato da plastica vergine). Ecco un piccolo ma chiaro esempio delle  possibilità economiche e della possibile creazione di nuovi posti di lavoro di un sistema di riciclo più efficiente. Ma ovviamente per simili passi ci vuole lungimiranza, economica e politica, proprio quello che la nostra classe dirigente nazionale sembra non avere.

 

Ecco che quest’anno il 1 maggio ha un gusto ancora più amaro degli anni passati, eppure la politica nostrana sembra non accorgersene ancora.

 

Andrea Zanoni

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