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PFAS, Veneto “ZONA DI SACRIFICIO”, Zanoni invia lettera di richiamo a presidente Ciambetti: “Violato il regolamento: nessuna risposta a mia interrogazione del novembre 2021”.

“Giace dal 25 novembre 2021, senza aver ricevuto risposta, una mia interrogazione con la quale chiedevo alla Giunta se, sul fronte dell’inquinamento da Pfas, se avesse messo in atto tutte le attività di tutela della salute pubblica annunciate ancora nel 2019. Una mancanza di trasparenza che è grave per l’evidente drammaticità della vicenda e che va a violare il regolamento di Consiglio regionale che fissa dei tempi limite entro i quali va data risposta alle interrogazioni. Per la tipologia di interrogazione che ho presentato, Il regolamento prevede infatti venga data risposta entro 20 giorni, mentre ne sono passati addirittura 420! Per questo motivo ho scritto una lettera al Presidente del Consiglio regionale che richiama questa violazione e che chiede il suo risolutivo intervento per ottenere risposte importanti, che hanno a che vedere con la salute dell’intera popolazione, veneta e non solo”.

La presa di posizione è del consigliere regionale del PD Veneto, Andrea Zanoni.
 
“La Giunta aveva messo sul tavolo l’ipotesi di realizzare sia un Piano di monitoraggio degli alimenti che un Piano di sorveglianza su pratiche zootecniche e contaminazioni, concentrato nelle zone dell’area rossa. Ma poi, cosa è stato fatto di tutto questo? Attendiamo ancora risposta”.
“Nel frattempo Greenpeace ha diffuso in queste ore un rapporto di fronte al quale si resta esterrefatti solo guardando alle conclusioni, nelle quali si sottolinea che ‘a distanza di molti anni manca un quadro chiaro ed esaustivo sulla contaminazione da Pfas negli alimenti, non solo provenienti dalla Regione Veneto ma più in generale a livello nazionale, inclusa tutta l’area del Po. Nonostante i numerosi allarmi sollevati in seguito all’esito di studi e monitoraggi, ad oggi non sono stati presi provvedimenti per tutelare la salute pubblica, ad eccezione del divieto di pesca nella zona rossa in Veneto. Il mancato intervento delle autorità, di fatto, vìola il principio di non discriminazione e, nelle aree del Veneto più contaminate, crea le cosiddette “zone di sacrificio”, com’è avvenuto ad esempio a Taranto per l’inquinamento provocato dall’Ilva e nella Terra dei Fuochi in Campania, dove la popolazione è costretta a vivere in condizioni sproporzionatamente peggiori e pericolose rispetto al resto d’Italia’.
“Insomma – conclude Zanoni – se invece del silenzio, la Giunta avesse messo mano a quanto aveva annunciato, probabilmente lo scenario di un Veneto paragonato alla Terra dei Fuochi, peggio ancora “zona di sacrificio” sarebbe stato scongiurato”.
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