Pdl 50, no del Partito Democratico. Zanoni: Nel testo articoli che non c’entrano niente con l’ordinamentale e porteranno ad altri contenziosi con lo Stato”

  • Comunicato del 14 Settembre 2021

Venezia, 14 settembre 2021

“Troppi ingredienti indigeribili per votare a favore del Pdl 50. È un ordinamentale sui generis, con dentro articoli con criticità importanti per i quali avevamo presentato emendamenti soppressivi perché niente c’entrano con l’oggetto del provvedimento e potrebbero peggiorare l’attuale situazione, generando ulteriori contenziosi e impugnative”. A motivare il no del Partito Democratico è il consigliere Andrea Zanoni, correlatore del Pdl approvato questo pomeriggio dall’aula di Palazzo Ferro Fini.

 

“Pensiamo all’articolo 7, con cui si stabilisce che per i contratti pubblici di servizi, forniture e noleggio attrezzature di importo inferiore a una soglia comunitaria, venga eliminata nei procedimenti di pagamento la ritenuta dello 0,50% a garanzia dei versamenti agli enti previdenziali e assicurativi. Una mossa quanto meno azzardata: quando si legifera bisognerebbe aver sempre chiara la gerarchia delle norme: siamo una Regione, non lo Stato. Il rischio di incostituzionalità è palese. Discorso analogo per l’articolo 12 che in teoria vorrebbe mettere ordine nelle competenze regionali per interventi finalizzati alla sicurezza idraulica, ma non è assolutamente chiaro. La richiesta di maggiore autonomia passa per i continui tentativi di forzare la mano, creando nuovi contenziosi con Roma, pagati poi dai veneti?”, attacca Zanoni. 

 

Altro motivo di scontro è l’articolo 11 che va a modificare la legge 41/88 sull’estrazione di materiali litoidi e ghiaia nelle aree golenali dei corsi d’acqua, nelle spiagge e nei fondali. “Anche questo non ha niente a che vedere con l’ordinamentale e infatti non compariva nel testo originario. La legge regionale all’articolo 1 prevede che per estrarre materiali dai nostri fiumi ci vogliano dei piani di estrazione e di asporto di sabbia e ghiaia: è logico che, se si mette mano in un fiume, in un ambito naturale e demaniale, ci debba essere un piano che consideri il corso d’acqua nella sua completezza, per evitare che determinati interventi creino problemi. La deroga approvata oggi permette di aumentare di quattro volte la quantità massima estraibile, passando da 20mila a 80mila metri cubi, senza neanche coinvolgere i Comuni interessati: quali sono le motivazioni dietro questa scelta? È l’interesse pubblico, ovvero norme utili per il dissesto idrogeologico e per la sicurezza, o il profitto dei singoli? Un esempio eclatante è proprio il Piave perché si va a scavare sempre nello stesso punto, nel Medio Piave, dove c’è la ghiaia, 11 chilometri su 220 totali, mentre non si interviene nel Basso Piave dove si sono accumulati limi e fanghi che hanno innalzato il fondale e diminuito il livello del fiume? Un provvedimento del genere doveva essere oggetto di una norma a parte, con audizioni e non liquidato con un emendamento presentato in Commissione, bypassando l’iter di trasparenza e partecipazione previsto da Statuto e Regolamento”. 

 
 
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