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Zanoni: «Chi ha ucciso la cerbiatta Belinda non deve farla franca, una multa non è sufficiente»

Il Corpo Forestale dello Stato ha accertato che il cacciatore che ha ucciso Belinda a Biserno (FC) non ha rispettato la distanza da case e strade prevista dalla legge. L’eurodeputato Andrea Zanoni ha affermato: «Il responsabile di questo gesto così vile deve essere denunciato alla Magistratura. Ha sparato in centro abitato e, quindi, ha commesso un reato. Invito il Corpo Forestale a notificare la notizia di reato per evitare a sua volta una denuncia per omessa denuncia di reato»

 

Il Corpo Forestale dello Stato ha accertato che il cacciatore che ha ucciso la Cerbiatta Belinda, diventata la mascotte dell’intero paese di Biserno (FC), non ha rispettato le distanze da case e strade previste dalla Legge sulla Caccia 157/1992. Chi ha sparato a Belinda, per questo, se la caverà con una sanzione amministrativa di soli 206 euro.

 

Dopo alcuni giorni di sopralluoghi e dopo aver ascoltato le testimonianze di chi ha assistito alla crudele uccisione, gli agenti del Corpo Forestale di Santa Sofia (FC) hanno accertato che il cacciatore addetto all’abbattimento di ungulati sotto il controllo del Servizio Fauna della Provincia non ha rispettato la legge. 

 

Da fonti locali risulta che il sele-controllore dell’ambito territoriale di caccia FO5 ha sparato senza pietà a Belinda da una distanza di soli 20 metri da un’abitazione (Monte Palestro) e di 30 metri dalla strada comunale che da Biserno porta a Ridracoli (FC), invece di rispettare i limiti di 50 e 100 metri stabiliti dalla Legge sulla Caccia.

 

L’eurodeputato Andrea Zanoni vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere degli Animali al Parlamento europeo ha affermato: «Questo cacciatore non deve farla franca con una semplice sanzione amministrativa. Deve essere denunciato alla Magistratura per aver sparato in centro abitato: questo è un comportamento di rilevanza penale, ovvero un reato, ed è sanzionato dall’art.703 del Codice Penale. Invito il Corpo Forestale dello Stato, che ha elevato la sanzione amministrativa, a provvedere con urgenza a notificare la notizia di reato alla Magistratura penale senza ritardo per evitare le sanzioni previste dall’art. 361 del Codice Penale per chi omette di denunciare un reato». 

 

L’articolo 703 del Codice penale recita, infatti, che “Chiunque, senza la licenza dell’autorità, in un luogo abitato o nelle sue adiacenze, o lungo una pubblica via o in direzione di essa spara armi da fuoco, accende fuochi d’artificio, o lancia razzi, o innalza aerostati con fiamme, o, in genere, fa accensioni o esplosioni pericolose, è punito con l’ammenda fino a euro 103. Se il fatto è commesso in un luogo ove sia adunanza o concorso di persone, la pena è dell’arresto fino a un mese”. L’articolo 361 del Codice penale dal titolo “Omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale”, invece prevede che “Il pubblico ufficiale, il quale omette o ritarda di denunciare all’autorità giudiziaria, o ad un’altra autorità che a quella abbia obbligo di riferirne, un reato di cui ha avuto notizia nell’esercizio o a causa delle sue funzioni, è punito con la multa da euro 30 a euro 516. La pena è della reclusione fino ad un anno, se il colpevole è un ufficiale o un agente di polizia giudiziaria, che ha avuto comunque notizia di un reato del quale doveva fare rapporto”. 

La Cerbiatta Belinda era stata trovata abbandonata appena nata due anni e mezzo fa dalla famiglia di Andrea Cocchi, che l’aveva subito adottata. Belinda poteva girare indisturbata per il paese, spesso dormiva sullo zerbino dell’agriturismo della famiglia Cocchi, il venerdì andava a mangiare la pizza alla Vera Romagna, apriva le porte quando cercava di attirare l’attenzione per procurarsi cibo, si faceva accarezzare e cercava cibo dalle mani di chiunque, specialmente dei più piccoli (VIDEO). La vita di Belinda è stata stroncata e quella dell’intero paese sconvolta dall’insensibilità di un cacciatore, che le ha sparato senza pietà, caricandola poi sull’auto e andandosene con il macabro trofeo.

 

Mentre Biserno è un paese che piange stretto intorno alla famiglia Cocchi che non riesce a darsi pace, il Presidente dell’ambito territoriale di caccia FO5 difende l’operato del sele-controllore che ha ucciso Belinda, sostenendo che era in regola e aveva segnalato all’autorità di vigilanza la zona dove si effettua il prelievo, il tipo e il sesso del selvatico da abbattere e le sue generalità.  La sezione provinciale dell’Enal caccia, inoltre, ha precisato che la Cerva di Biserno è stata abbattuta da un sele-controllore abilitato dalla Provincia, che era in un gruppo di daini e che non aveva alcun segno che lo distinguesse da altri selvatici della stessa specie. 

 

«Come al solito i cacciatori dimostrano di essere insensibili a qualsiasi essere vivente abbiano davanti – ha concluso Zanoni – A loro non interessa che la Cerva di Biserno avesse un nome, Belinda, un paese che l’amava e bambini che adesso piangono per lei. L’importante è che ci sia un trofeo da mostrare orgogliosamente».

 

Le associazioni ambientaliste, a partire dal WWF e dall’ENPA, hanno annunciato denunce alla Procura di Forlì e la costituzione di parte civile se verrà aperto un procedimento nei confronti del sele-controllore.

 

 

Ufficio Stampa On. Andrea Zanoni

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