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Zanoni (PD): “Polo Amazon a Roncade, consumo di suolo favorito dalle norme regionali. Uno scempio, quando ci sono migliaia di capannoni vuoti”

Venezia, 26 gennaio 2021

“Prima era il maxipolo logistico di 500mila metri quadri a Casale sul Sile, adesso spunta una nuova area di 180mila metri a Roncade come sede per il nuovo centro Amazon nel Trevigiano. In ogni caso ancora consumo di suolo nella regione più cementificata d’Italia e nella provincia che si trova al quarto posto nella classifica nazionale. Un autentico scempio, quando ci sono intere zone industriali abbandonate con migliaia di capannoni vuoti”. Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito Democratico si schiera contro l’ipotesi di un ulteriore polo logistico nella Marca, nei pressi del nuovo casello sull’A4 e attacca la Regione. “Altro che consumo zero entro il 2050! Una legge di buone intenzioni svuotata da infinite deroghe che di fatto stendono un tappeto rosso a chi vuole devastare ulteriormente il territorio. Basta eliminare campagna per far spazio ad asfalto e cemento e poi stupirsi delle conseguenze dei cambiamenti climatici. I disastri degli ultimi anni, dal tornado del Brenta all’uragano Vaia, non hanno insegnato niente? Mi sono già attivato per approfondire la questione delle procedure Via (Valutazione impatto ambientale) e Vas (Valutazione ambientale strategica) e sto valutando il deposito di un’interrogazione per capire qual è la posizione di Palazzo Balbi su questa vicenda”.

 

“In Veneto abbiamo 11mila capannoni abbandonati, perché non si può intervenire lì, puntando sul riuso e sulla rigenerazione urbana? È inaccettabile e imbarazzante che i Comuni, a corto di risorse, siano messi nelle condizioni di dover accettare un polo logistico di queste dimensioni e farsi la guerra tra loro per incamerare un po’ di oneri di urbanizzazione da parte delle multinazionali. Un’operazione che va a scapito dell’ambiente, della viabilità e della qualità della vita. Ma i cittadini a quanto pare non contano niente”, aggiunge il consigliere del Partito Democratico, che ribadisce la propria contrarietà a 360 gradi: “Per giustificare un piano del genere non regge neanche la motivazione dei posti di lavoro: per ripartire abbiamo bisogno di buona occupazione, con diritti garantiti e pagata dignitosamente, non di ulteriore precariato”. 

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