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Zanoni (PD): “La legge sulle sanzioni amministrative oltre a favorire i soliti furbi presenta elementi di incostituzionalità. Ho presentato un esposto affinché venga impugnata davanti alla Consulta”

Venezia, 8 agosto 2019

“Sono convinto che, oltre a favorire furbi e furbetti, la legge sulle sanzioni amministrative approvata il mese scorso, contenga diversi profili di incostituzionalità. Quindi a nome di Iams (Impegno e azione per un mondo sostenibile), l’associazione di cui sono presidente, dopo aver fatto alcuni approfondimenti con esperti in materia, ho presentato un esposto per impugnare questo provvedimento che, spero, finisca davanti alla Consulta”. È quanto afferma il consigliere del Partito Democratico Andrea Zanoni a proposito della legge regionale 25 ‘Norme per introdurre l’istituto della regolarizzazione degli adempimenti o rimozione degli effetti nell'ambito dei procedimenti di accertamento di violazioni di disposizioni che prevedono sanzioni amministrative’ , pubblicata sul Bur lo scorso 23 luglio. “Un provvedimento che è solo un modo, squallido, usato dalla Lega per raccattare consensi lasciando sostanzialmente impunito chi se ne infischia delle regole. Luca Zaia e la sua maggioranza ‘scontano’ le sanzioni amministrative a chi non paga regolarmente, facendo così venir meno l’effetto deterrenza. E i furbi ringraziano”.

 

“Avevamo già evidenziato in aula come fosse irricevibile – aggiunge – è una delega in bianco alla Giunta, perché gli ambiti a cui si applica e con quali conseguenze sono sconosciuti. La certezza è che chi viola una norma di legge o un provvedimento amministrativo di competenza regionale non dovrà rispondere immediatamente della relativa sanzione. Solo dopo sessanta giorni scatterà il procedimento da parte dei competenti organi di controllo e alla fine il trasgressore dovrà mettersi in regola, senza però pagare alcuna multa. Con tanti saluti ai cittadini onesti. È una cosa normale?” domanda Zanoni, prima di illustrare più dettagliatamente le parti della legge di dubbia costituzionalità. “L’articolo 1 è troppo generico e prevede una disposizione che confligge chiaramente col principio della ‘certezza della pena’ e annullando l’effetto deterrenza della sanzione amministrativa. Inoltre le disposizioni non determinano un preciso raggio di azione della Giunta regionale sulla ‘tipologia della violazione e agli adempimenti che la regolarizzazione o la rimozione degli effetti della violazione comportano’. Entrambe sono in contrasto con quanto previsto dalla legge 24 novembre 1981, n. 689 ‘Modifiche al sistema penale’, viene a mancare la certezza del diritto”. Ma non solo, prosegue l’analisi il consigliere democratico: “Questo provvedimento si configura come una delega legislativa, ma nell’ordinamento regionale, nell’individuazione delle fonti del diritto, non è ammesso il ricorso né all’istituto del decreto legge, né all’istituto della delega legislativa. Inoltre al posto della diffida amministrativa, la nuova legge parla di ‘regolarizzazione degli adempimenti o rimozione degli effetti nell’ambito dei procedimenti di accertamento di violazioni di disposizioni che prevedono sanzioni amministrative’ provocando una differenziazione sul territorio nazionale, nel trattamento degli illeciti amministrativi stessi e andando così contro le garanzie di uguaglianza, sotto il profilo della parità di trattamento dei cittadini prevista dall’articolo 3 della Costituzione”. 

 

“Ho inviato l’esposto a un nutrito elenco di destinatari: Palazzo Chigi, ministero degli Affari regionali, dell’Ambiente, delle Politiche agricole e dei Beni culturali. Mi auguro che gli uffici legislativi dei dicasteri convincano i ministri a portare questa legge davanti alla Corte Costituzionale. Specialmente quelli che si sono costruiti una carriera gridando ‘onestà, onestà’”.

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