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Zanoni (PD): “Casse di Ciano, serve chiarezza e rispetto delle norme comunitarie. Le Grave del Piave sono protette e non devono essere distrutte”

Venezia, 23 dicembre 2019

“La sicurezza del territorio e dei cittadini è fondamentale, ma a non può essere usata da qualcuno per compiere degli scempi ambientali che le norme non consentono. E questo è il rischio che corriamo con le casse di espansione di Ciano. Siamo di fronte a un’opera faraonica: quattro casse contigue per una superficie di 555 ettari, muraglioni alti fino a 8 metri per una lunghezza complessiva di 13,5 chilometri, è prevista l’asportazione di circa 21 milioni di metri cubi di ghiaia, un costo di circa 65/75 milioni di euro, il tutto per convogliare circa 35 milioni di metri cubi di acqua in caso di piene”. Il consigliere del Partito Democratico Andrea Zanoni interviene sulla realizzazione del bacino di laminazione per la messa in sicurezza del Piave a Ciano di Crocetta del Montello, chiedendo rispetto delle regole, regionali, nazionali e comunitarie.

 

“È sbagliato avere tanta fretta, quelli che sollecitano le casse a Ciano sono gli stessi che in questi anni hanno consentito le escavazioni di milioni di metri cubi di ghiaia sul Piave, autorizzate con decine di singoli atti dagli uffici regionali del Genio Civile: quali benefici hanno portato? Dove sono le valutazioni? C’è chi, come Legambiente, afferma che abbiano peggiorato la situazione: come si può ora parlare di una mega opera quando non sappiamo gli effetti di questi lavori già realizzati sul Piave?”, domanda il consigliere democratico, chiamando in causa la Regione.

 

“Non si capisce – insiste – l’accelerata che vuol dare Bottacin. Lo invito a studiarsi tutte le normative e gli obiettivi Ue sul contenimento del consumo di suolo, sulla tutela della biodiversità, sul contrasto ai cambiamenti climatici. Dovrebbe sapere bene inoltre che il Veneto è la regione fanalino di coda in merito all’obiettivo dell’Agenda 2030 dell’Onu per quanto riguarda la tutela della biodiversità: è necessario lavorare per proteggere l’ambiente. Quest’opera andrebbe invece a distruggere e deturpare un habitat e le sue componenti di flora e fauna, come quello delle Grave di Ciano protetto a livello europeo, un sito che fa parte della Rete Natura 2000 ed è tutelato sia dalla Direttiva Uccelli che la prevede come Zona di protezione speciale che dalla Direttiva Habitat come Zona speciale di conservazione (ZSC). La Regione però non ha ancora individuato l’Ente gestore della ZSC ed è perciò sotto una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea”, ricorda Zanoni. “La fretta è cattiva consigliera perché viene proposta come soluzione al problema della sicurezza idrogeologica, quella più impattante e costosa sia in termini economici che di territorio, ambiente e biodiversità. Non vorremmo trovarci di fronte a uno scenario simile, per deturpazione e sprechi, al Mose. Bisogna valutare attentamente ogni opzione valutando ogni variabile e le alternative possibili.  Mi sono confrontato con gli uffici regionali della Via (Valutazione di Impatto Ambientale) e mi hanno confermato che l’opera sarà assoggettata alla procedura. Tuttavia, essendo ‘di preminente interesse pubblico’, questo progetto potrebbe andare avanti anche con il parere di Via negativo per impatto deturpante. Un bravo assessore all’Ambiente non dovrebbe fare leva sulle scorciatoie concesse in caso di opere di preminente interesse pubblico ma saper conciliare le diverse esigenze, compresa quella di tutela ambientale, evitando isterismi e terrorismo psicologico legato alle catastrofi possibili delle piene del Piave”.

 

“Un’esigenza – prosegue Zanoni – che è molto sentita dal territorio. Ho visto infatti che si stanno unendo le forze tra Comune di Crocetta del Montello e Comitato, altri sindaci del territorio hanno dichiarato la loro contrarietà, perciò invito l’assessore Bottacin a non mostrare i muscoli attaccando violentemente associazioni, sindaci e deputati. Farebbe meglio a studiarsi le leggi perché la soluzione che lui sta sposando è quella che più si allontana dalle norme del diritto comunitario e nazionale. Non si capisce perché scarti a priori il sito di Ponte di Piave, dove non ci sono aree tutelate da Rete Natura 2000, non vengono previste escavazioni di ghiaia, a differenza di quella di Ciano, con 21 milioni di metri cubi da asportare e diversi milioni di euro di entrate in ghiaia come indicato nei documenti ufficiali. Se Bottacin leggesse meglio le carte, eviterebbe di fare confusione e brutte figure, come nel comunicato stampa ufficiale della Regione Veneto dello scorso 14 dicembre quando attribuisce all’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 3906 del 13 novembre 2010 la seguente frase: ‘nel frattempo tra gli invasi di laminazione previsti una posizione di priorità va riservata alle casse di espansione nelle Grave di Ciano con un volume di accumulo, dell'ordine di 35-40 milioni di m cubi’. In realtà è contenuta nel Piano delle Azioni e degli interventi di mitigazione del rischio idraulico e geologico approvato a Venezia il 30 marzo 2011 e firmato dal Presidente Zaia in veste di Commissario all’emergenza. È evidente che Bottacin vuol fare da scaricabarile sul governo, ovvero su Roma”.

 

“Purtroppo in questa vicenda stiamo anche pagando gli errori di Zaia: non si possono dare le competenze della Protezione civile e quelle della tutela dell’Ambiente allo stesso assessore, perché poi nascono dei conflitti di interesse, con tutte le questioni ambientali minimizzate e sacrificate sull’altare della sicurezza. Invece la delega all’ambiente andrebbe data a chi ha a cuore il nostro territorio e ritiene certe aree non solo interessanti dal punto di vista dei rally automobilistici. Comunque – conclude – i giochi non sono chiusi. Per approfondire il caso abbiamo già incontrato il sottosegretario all’Ambiente  Morassut  anticipando tutti i nostri dubbi. A breve avremo altri incontri in merito, mentre non escludo di far portare il progetto i commissione Ambiente del Consiglio regionale per capire finalmente le motivazioni politiche della scelta di un sito che ritengo il meno adatto alla soluzione del problema e chiedere interventi alternativi utili alla sicurezza e rispettosi dei territori e delle comunità locali”.

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