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Uranio impoverito, l’Italia rispetti le norme di sicurezza

L’Europa elabori un piano comunitario per scongiurare altre morti

Il Commissario Ue alla Salute risponde a Zanoni: “Il monitoraggio della radioattività spetta agli Stati membri”. “Sugli effetti delle munizioni contenenti uranio si sta ancora studiano”. Zanoni: “Non c’è più tempo da perdere. Autorità nazionali ed europee affrontino di petto il problema per evitare altre inutili morti e contaminazioni dell’ambiente”.

 

Il monitoraggio del grado di radioattività dell’atmosfera, delle acque e del suolo è responsabilità nazionale. Secondo il trattato Euratom, spetta agli Stati membri garantire la conformità alle norme di sicurezza in vigore, consentire il monitoraggio e fornire l’assistenza appropriata ai civili nazionali e al personale militare esposti”. Questa è la risposta del Commissario Ue responsabile per la Salute Tonio Borg all’interrogazione di Andrea Zanoni, eurodeputato e membro della commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare al Parlamento europeo, in merito effetti dell’uranio impoverito sulla salute di militari, civili e sull’ambiente.

 

Gli Stati membri informano la Commissione in merito ai livelli di radioattività ambientale a norma dell’articolo 36 del trattato Euratom – si legge nella risposta del Commissario – Sono di competenza degli Stati membri il recepimento, l’attuazione e l’esecuzione delle disposizioni finalizzate a tutelare i lavoratori contro i rischi sul posto di lavoro, segnatamente in ottemperanza alla direttiva 89/391/CEE”.

 

Purtroppo il trattato che istituisce la Comunità europea dell’energia atomica Euratom non si applica ad attività e pratiche di natura militare – incalza Zanoni – Ad oggi le autorità italiane si sono rivelate completamente impotenti a gestire il terribile fenomeno della contaminazione dell’uranio ad esempio nei propri poligoni di tiro, per non parlare delle missioni militari all’estero, dove la competenza dovrebbe essere comunitaria”. “Secondo quanto riferito dall’associazione italiana Anavafaf, a partire dal 1991 i casi accertati di contaminazione di militari italiani da uranio impoverito e altri agenti patogeni sarebbero 3.761, tra missioni all’estero e poligoni militari. Si tratta di cifre che impongono l’applicazione alla lettera del trattato Euratom da parte delle autorità italiane e l’elaborazione di un approccio europeo che gestisca situazioni internazionali come appunto le missioni militari”.

 

Per quanto riguarda le munizioni contenenti uranio impoverito, il Commissario Ue riferisce che “è in corso un dibattito sulla loro presunta incidenza sulla salute umana e sull’ambiente”. Sempre secondo il Commissario, “in base agli studi finora effettuati non è stato scientificamente provato un collegamento tra l’uso dell’uranio impoverito ed eventuali danni per la salute umana” anche se “alcune relazioni ed altri studi autorevoli hanno sottolineato la necessità di continuare a monitorare gli effetti a lungo sugli gli esseri umani e sull’ambiente”.

 

Purtroppo ci troviamo in una situazione di stallo, si cincischia invece che affrontare concretamente il problema, intanto centinaia di militari si ammalano e muoiono – attacca Zanoni – Gli ultimi drammi italiani, ovvero la morte del Tenente Colonnello Gianluca Tessari di Motta di Livenza (TV) e del Primo Maresciallo Paolo Marchi a Villafranca (VR) a fine 2012, costituiscono solo un anello della lunga catena di morte sulla quale le autorità nazionali e internazionali non vogliono intervenire. Quanti altre morti ci vogliono affinché si decida veramente di fare qualcosa?”, conclude l’eurodeputato.

 

Ufficio Stampa Eurodeputato Andrea Zanoni
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