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Treviso, protesta degli addetti alla mensa dell’ospedale. Zanoni: “Straordinari non pagati e ferie non concesse, la Regione intervenga”

Venezia, 23 giugno 2017

“Tra orari di lavoro non rispettati, straordinari non pagati e ferie estive non concesse, gli addetti alla mensa dell’ospedale di Treviso non se la passano benissimo. E adesso la Serenissima, l’azienda che gestisce il servizio, ha firmato un nuovo accordo peggiorativo con un’organizzazione sindacale che non ha sottoscritto il contratto nazionale, come denunciato dalla Fisascat Cisl. Mi appello alla Giunta Zaia: intervenga affinché ai lavoratori sia garantito quanto gli spetta!”. La richiesta è del consigliere del Partito Democratico Andrea Zanoni, che ha presentato un’interrogazione a risposta immediata sulla vicenda che coinvolge circa 150 dipendenti, impegnati nella prenotazione, distribuzione, ritiro dei vassoi nelle corsie, nella mensa e nel centro di cottura dove vengono preparati i pasti per i pazienti.

“Gli addetti, in gran parte si tratta di madri assunte a part time, da mesi hanno proclamato lo stato di agitazione per il mancato rispetto degli accordi contrattuali sul pagamento delle ore supplementari o straordinarie e sulle ferie, lamentando inoltre le condizioni di stress nell’ambiente di lavoro. In questo periodo, però, non è cambiato niente. La Fisascat Cisl, dopo essersi rivolta inutilmente fin da gennaio al presidente della Regione e al direttore generale dell’Ulss della Marca, ha deciso di denunciare la Serenissima per comportamento antisindacale. Questi lavoratori, non dimentichiamolo, svolgono un’attività importante per i degenti dell’ospedale trevigiano”, sottolinea il consigliere dem.

“Visto che la Serenissima Ristorazione ‘identifica nel rispetto dei requisiti della responsabilità sociale uno dei fattori di successo della propria attività’ come si legge nel documento ‘Politica Aziendale per la gestione del sistema integrato’ scritto appena quattro mesi fa, si comporti di conseguenza. E la Regione glielo ricordi, intervenendo nelle sedi opportune per far rispettare orari, emolumenti e ferie previste dal contratto nazionale. È inammissibile che siano i dipendenti a dover pagare la cattiva organizzazione del servizio da parte dell’azienda”. 

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