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Richiami vivi utilizzati dai cacciatori: ricorso LAC al TAR contro cattura con reti piccoli uccelli migratori

La LAC ricorre al TAR contro la cattura con le reti dei piccoli uccelli migratori utilizzati dai cacciatori come richiami vivi.Andrea Zanoni presidente della LAC: “l’uccellagione finanziata con i soldi dei contribuenti e’ una delle pratiche più barbare e vergognose autorizzate dalla regione.”

La LAC – Lega per l’Abolizione della Caccia, tramite l’avvocato Massimo Rizzato del foro di Vicenza, è ricorsa al TAR del Veneto contro la delibera della Giunta Regionale del Veneto, la  n. 2464 del 04 agosto 2009 (pubblicata sul Bur n. 70 del 25/08/2009) relativa all’autorizzazione di impianti di cattura, i cosiddetti roccoli, per la cattura ed il rifornimento di richiami vivi ai cacciatori.

Il ricorso verrà esaminato dal TAR del Veneto mercoledì prossimo 25 novembre 2009.

Si tratta di un’azione legale che ha l’obiettivo di bloccare una delle attività più odiose attualmente in essere in Veneto che consentono la caccia con le reti da uccellagione di piccoli uccelli canori, utilizzati successivamente come richiami vivi, detenuti in piccole gabbiette dai cacciatori per attirare vicino ai capanni gli uccellini in migrazione per ucciderli con l’inganno.

La regione, su iniziativa dell’assessore alla caccia, la vicentina Elena Donazzan, ad agosto aveva autorizzato l’uccellagione per la cattura di ben 23.000 uccellini, in 53 roccoli gestiti dalle province (26 a Vicenza, 8 a Treviso, 8 a Verona, 6 a Padova, 4 a Venezia ed uno a Belluno), operanti a spese dei cittadini veneti dato che il funzionamento di questi impianti costa oltre 300.000 euro l’anno sottratti alle casse pubbliche.

L’ISPRA – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, uno degli organismi tecnico-scientifici più qualificati a livello europeo, chiamato ai sensi della legge sulla caccia, la L.157/92, ad esprimere un parere su questa pratica, con nota prot. n. 029738 del 10 luglio 2009, aveva espresso parere sfavorevole affermando addirittura che non viene garantito il rispetto della direttiva comunitaria.

In Veneto molti di questi impianti per l’uccellagione, dove spesso operano anche dei pregiudicati per reati venatori, sono stati fatti chiudere dal Corpo Forestale dello Stato per gravi atti di bracconaggio, ovvero per la cattura e lo smercio di uccelli protetti come i falchi della specie Sparviero, Poiane, Picchi, Pettirossi, Cince e Lucherini o per il contrabbando di uccelli da richiamo venduti in nero.

Negli anni ci sono state perquisizioni e addirittura arresti di roccolatori, come per il roccolo Tretto di Vicenza; a Treviso due anni fa sono stati inquisiti due dipendenti dell’ufficio caccia e denunciate 16 persone per le attività illegali nei roccoli; a Verona, a Vicenza e a Venezia negli anni sono stati chiusi una decina di roccoli per gravi illegalità ed è capitato che alcuni roccolatori avessero in frigo centinaia di uccellini morti.

“Con un parere espressamente negativo di questo importante istituto scientifico – ha dichiarato Andrea Zanoni presidente della LAC del Veneto – per noi era d’obbligo impugnare al TAR la delibera che consente una delle più vergognose e barbare attività esercitate in Veneto ovvero  l’uccellagione, vietata dalla direttiva comunitaria 409/79/CEE. Dietro a questa attività c’è a mio avviso una forma legalizzata di maltrattamento degli animali che vede la detenzione dei richiami vivi in gabbiette dalle dimensioni così ridotte che gli uccellini insudiciati non possono nemmeno aprire le ali e sono costretti a emettere le feci sul mangime e sull’acqua perché i relativi contenitori sono posizionati internamente ad esse.”

Per chi vuole conoscere meglio il dramma di questa barbara pratica Vedere il VIDEO sui Roccoli e sui richiami vivi su http://www.lacveneto.it/video/richiami.html.

LAC Lega Abolizione Caccia – Sezione del Veneto – Via Cadore, 15/C int.1 – 31100 Treviso – Info: 347 9385856 email lacveneto@ecorete.it – web www.lacveneto.it

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